Coltellate in pizzeria a San Feliciano di Magione: tornano in carcere i due egiziani. Pericolo di reiterazione criminosa

I due egiziani accusati di duplice tentato omicidio per i fatti di quattro mesi fa alla pizzeria di San Feliciano di Magione tornano in carcere. Lo ha deciso il Tribunale del Riesame di Perugia accogliendo il ricorso del pm Franco Bettini. I due erano stati scarcerati  dieci giorni dopo l’aggressione dal gip del Tribunale del capoluogo umbro, Elisabetta Massini. Tutto iniziò con una lite per gelosia finita nel sangue Due egiziani, di 19 e 24 anni, residenti da tempo a Magione, accoltellarono due fratelli titolari della pizzeria-ristorante di San Feliciano. I due, insieme ad un connazionale, entrarono nel locale gestito dai fratelli assieme ad una donna, compagna di uno dei due arrestati ed ex moglie di uno dei titolari del ristorante Dopo un pò di insulti ci fu l’aggressione a coltellate. Nello scontro  vennero coinvolte anche la madre e la sorella delle vittime che intervennero in difesa dei propri familiari, rimanendo a loro volta ferite nella colluttazione ma riuscirono a disarmare l’aggressore. Le due vittime, di cui uno in pericolo di vita, furono ricoverate in prognosi riservata nel reparto di terapia intensiva dell’ospedale di Perugia. I due egiziani, invece, vennero arrestati dai carabinieri e portati nel carcere di Capanne.  Pochi giorni prima di Natale però il gip decise di scarcerare  i due in quanto “non si ravvisavano gravi indizi di colpevolezza”. Per i giudici del Tribunale del Riesame, invece, il ricorso della procura della Repubblica “è fondato” . “La gravità e diffusione delle lesioni subite” dai due fratelli e dalla loro madre sono ” del tutto inconciliabili con la tesi che l’accoltellatore fosse solo uno”.  Dalla ricostruzione dei fatti, sostengono i giudici del Riesame, è coerente pensare che “tutti e tre gli egiziani aggredirono le vittime armati di coltello”.  Per questi e altri motivi “sotto il profilo cautelare non vi è dubbio che l’estrema gravità delle condotte commesse, con arma da taglio, in danno tra l’altro di persone non conosciute prima, dimostra una inquietante inclinazione a commettere atti violenti mettendo in pericolo la vita delle persone”. Per i giudici c’è la necessità, quindi, di prevenire “l’oggettivamente elevato pericolo di reiterazione criminosa”. I due egiziani tornano così in carcere.