Lo spettro del ballottaggio sul voto di giugno: Perugia, Foligno, Gubbio incubo secondo turno

Nel 2014 a Perugia il secondo turno consegnò la vittoria al centrodestra che, a sorpresa, riuscì ad eleggere Andrea Romizi e a mandare a casa Wladimiro Boccali. Fu un colpo durissimo per la sinistra umbra. Da allora diverse elezioni comunali in tutta l’ Umbria (Foligno 2019) sono state caratterizzate da rovesciamenti a sorpresa al secondo turno. Il ballottaggio è sempre un terno al Lotto nel vero senso della parola. Succede, e non di rado, che candidati in netto vantaggio sull’inseguitore o addirittura prossimi alla maggioranza assoluta siano poi sconfitti al ballottaggio. Dieci anni fa, ad esempio, anche il sindaco uscente Wladimiro Boccali ottenne al primo turno un risonante 46,56% contro un misero 26,32% di Andrea Romizi. Tra i due c’erano ben 17 mila voti assoluti di differenza, 39.582 preferenze per Boccali e 22.375 per Romizi. Al secondo turno Romizi arrivò al 58,02% dei voti mentre Boccali si fermò al 41,98%. Romizi ottenne quasi diecimila preferenze in più di Boccali. In quindici giorni si verificò un rovesciamento senza precedenti che provocò il primo vero scossone nelle istituzioni umbre. Con il passare degli anni il ballottaggio è diventato per i partiti un vero e proprio incubo. Uno spettro che si aggira anche sul voto di giugno quando in Umbria si voterà in alcune importanti città: Perugia, Foligno, Orvieto, Marsciano, Bastia Umbra, Gubbio e Castiglione del Lago. Lo abbiamo visto pochi mesi fa a Terni quando al ballottaggio Stefano Bandecchi ha asfaltato il candidato sindaco del centrodestra, Orlando Masselli. Al primo turno Masselli aveva ottenuto il 35,8% mentre Bandecchi conquistò un buon 28,1%. Due settimane dopo arrivò il ribaltone clamoroso: Bandecchi conquistò la fascia tricolore con il 54,6% lasciando al candidato di Fratelli d’Italia un deludente 45,4%. Ora l’attenzione è tutta rivolta al voto di giugno che condizionerà sicuramente anche quello delle regionali di novembre. Tutti lo pensano, qualcuno lo sussurra, ma sicuramente la corsa per la conquista della fascia tricolore è piena di incognite. A temere di più l’eventuale ballottaggio a Perugia è sicuramente il centrodestra che da anni governa la maggior parte dei comuni dell’Umbria. Per il centrosinistra, invece, può rappresentare una opportunità. In quali città dell’Umbria lo spettro rischia di prendere corpo ? Sicuramente ad Orvieto, Gubbio e Marsciano dove ormai nessuno dà per scontata la vittoria. Ad Orvieto e Marsciano il centrosinistra sente aria di sorpasso mentre a Gubbio, per la prima volta, il centrodestra è convinto di iniziare un’altra storia. A Perugia, città che condizionerà il resto dell’Umbria, anche se è ancora presto per dire se il voto di giugno cambierà i destini del centrosinistra, la candidata Vittoria Ferdinandi è già riuscita a modificare il clima e si sta rivelando molto insidiosa per l’attuale maggioranza di Palazzo dei Priori. Nel centrodestra, che pensava di avere già la vittoria in tasca, in molti cominciano a temere il ribaltone e l’ipotesi ballottaggio viene vista come il fumo negli occhi. A Foligno il centrodestra arrossa alla sola ipotesi secondo turno con il centrosinistra impegnato ad accorciare le distanze rispetto a cinque anni fa. Nel 2019, al primo turno, il sindaco Stefano Zuccarini ottenne il 44,7% mentre il candidato del centrosinistra, Luciano Pizzoni, si fermò al 38,3%. Poco più di sei punti di distanza tra i due ma al ballottaggio la differenza fu più consistente: Zuccarini ottenne il 56% mentre Pizzoni non andò oltre il 44%. Per molti anche questa volta l’elezione del nuovo sindaco sarà decisa al secondo turno. A Bastia Umbra, dopo le divisioni del centrodestra, si prevede una battaglia fino all’ultimo voto con il ballottaggio dato per certo. In base al responso delle urne si aprirà poi lo scenario delle regionali con alcuni che già agitano rovesciamenti clamorosi, soprattutto nel centrodestra. A cominciare dal candidato presidente. Questa però è un’altra storia.