La Cassazione e il crocifisso in aula: la storia del docente ternano che rifiuto’ i controlli antidroga in classe

Per abbuiare quel crocifisso Franco Coppoli, insegnante di italiano e storia di un istituto professionale di Terni,  le aveva provate tutte. Smontando il crocifisso dal muro durante le sue lezioni e rimettendolo al suo posto quando aveva finito. Un comportamento che nel 2009 gli era costato una sospensione di trenta giorni senza stipendio, una denuncia alla Procura della Repubblica e un deferimento davanti all’organo di disciplina del Consiglio nazionale della pubblica istruzione. Ma non si è fermato. Nel 2015 prima di iniziare la lezione era salito sopra la cattedra e aveva coperto il crocifisso con un quadretto in cui era racchiusa la Costituzione.  Altri trenta giorni di sospensione senza stipendio. In realtà i provvedimenti contro il professor Coppoli non finiscono con il crocifisso perché nel 2014 l’insegnante di Terni si era preso altri dodici giorni di sospensione per aver rifiutato di far entrare nella sua classe le squadre cinofile per un controllo antidroga. Ieri quando è arrivata la notizia della sentenza della Corte di Cassazione era impegnato in una assemblea per il “No green pass ” . Una sentenza che,  annulla la sanzione disciplinare a carico di Coppoli, ma conferma che quel crocifisso in classe non era discriminatorio nei suoi confronti. Per la Corte di Cassazione il crocifisso a scuola non è un atto di discriminazione se questo viene affisso sul muro della classe durante le lezioni di un docente che non lo vuole. Ma sulla presenza del crocifisso in aula la scuola deve trovare una soluzione condivisa che rispetti anche il suo punto di vista. Termina così una storia cominciata nel 2009 a colpi di ricorsi e carta bollata. La Suprema Corte si è appellata ai principi della Costituzione  affermando che ” il docente dissenziente  non ha un potere di veto di interdizione assoluta rispetto all’affissione del crocifisso”, anche se al tempo stesso ” la circolare del dirigente scolastico , consistente nel puro e semplice ordine di affissione del simbolo religioso, non è conforme al modello e metodo di una comunità scolastica dialogante”. Per questo la Cassazione ha deciso di fare decadere la sanzione disciplinare inflitta all’insegnante. La Suprema Corte ha indicato la soluzione: ” L’aula può accogliere la presenza del crocifisso quando la comunità scolastica interessata valuti e decida in autonomia di esporlo , eventualmente accompagnandolo con simboli di altre confessioni presenti nella classe e in ogni caso cercando un ragionevole accomodamento tra eventuali posizioni difformi”. Per il segretario generale  della Cei, monsignor Stefano Russo ” i giudici hanno confermato che il crocifisso nelle aule scolastiche non crea divisioni o contrapposizioni, ma è espressione di un sentire comune radicato nel nostro Paese”. Interpretazione opposta viene data dall’Unione degli atei e degli agnostici razionalisti (Uaar) che sottolineano come sia stato ” finalmente sancito nero su bianco la non compatibilità del crocifisso con lo Stato laico”.