‘Ndrangheta in Umbria, la mafia calabrese c’è: 48 condanne dopo l’ allarme di Liguori. Si interessavano anche delle elezioni

Aveva ragione il Procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri: la ‘Ndrangheta ha messo gli occhi su Perugia. Un’ ala perugina collegata con la terra “madre” e capace di annidarsi nel nostro territorio. Un gruppo locale che avrebbe spacciato droga tenendo contatti con la cosca di Trapasso-Mannolo. Ma c’è di più, come sostiene il Procuratore di Terni Alberto Liguori: oggi le mafie sono dotate di un vero e proprio impero economico-finanziario . La sentenza di ieri del Gup Gabriella Lagozzo di Catanzaro da ragione all’ impianto accusatorio della Procura. L’ operazione contro la ‘Ndrangheta svolta dalla squadra mobile di Perugia, coordinata dal Procuratore Nicola Gratteri,  è giusta. È tutto vero. C’era in Umbria uno spaccato di quella associazione a delinquere mafiosa finalizzata al traffico di droga, alla detenzione e occultamento di armi clandestine, che seminava sul territorio violenza privata e consumava reati contabili. La stessa tesi sostenuta da Alberto Liguori pochi giorni fa. ” In Umbria si assiste a fenomeni di sedi aziendali importanti, costole di circuiti criminali, che hanno la sede legale in grandi città e quella operativa a Terni o in provincia. Questo perché la movimentazione di flusso di denaro desta meno nell’occhio in piccoli centri dove i controlli sono più diradati, anche per ragioni di pianta organica”, ha riferito sempre Liguori, procuratore di Terni ma nato in Calabria dove ha iniziato la sua carriera. Le condanne più pesanti sono state inflitte a Fiore Zoffreo 20 anni di reclusione, a Leonardo Zoffreo 18 anni di reclusione, entrambi riferimenti operativi della cosca San Leonardo di Cutro in contatto a Perugia con i Ribecco. Proprio a Natale Ribecco sono stati dati 15 anni e 4 mesi di carcere, così come a Gregorio Procopio sono stati dati dieci anni di reclusione. Procopio fu coinvolto nell’ omicidio del muratore calabrese avvenuto nel 2005 a Ponte Felcino, freddato a colpi di pistola. Per i magistrati perugini era stato l’esecutore materiale ma poi venne assolto dalla Cassazione. Il perugino Emiliano Regni è stato condannato a 5 anni e 8 mesi di carcere. In tutto sono state 42 le condanne, 18 le assoluzioni e tre non luogo a procedere. L’operazione scattò nel dicembre del 2019, oltre a 26 arresti vennero sequestrate le quote e il patrimonio di tre società tra Marsciano, Corciano e Torgiano. Protagonisti dell’ operazione furono, oltre a Gratteri, l’ex Questore di Perugia Francesco Messina e l’ ex dirigente della mobile del capoluogo umbro Marco Chiacchiera. Il procuratore vicario della Dda di Catanzaro, Vincenzo Capomolla,  dichiarò che ” anche professionisti umbri si rivolgevano ai rappresentanti delle cosche calabresi per risolvere i propri problemi”. Ma c’è di più: alcuni degli indagati si interessavano alle vicende ” politiche e amministrative di Perugia durante le precedenti elezioni comunali ” . Ora c’è la prima sentenza che conferma le accuse degli investigatori. Certo ci sarà poi la decisione della Corte di Appello e, infine, della Cassazione. Lunga è ancora la strada ma il primo punto lo mette a segno il Procuratore Gratteri.