” Non farmi morire”, le ultime parole di Davide a Piero Fabbri l’amico arrestato: la svolta grazie alla GoPro. La disperazione della mamma

E’ finito in carcere Piero Fabbri, 57 anni, con l’accusa di omicidio volontario. Secondo l’accusa non avrebbe fatto niente per salvare Davide Piampiano, 24 anni, dopo averlo scambiato per un cinghiale e ucciso senza proposito. E’ successo tutto 17 giorni fa tra la boscaglia del monte Subasio. Piero Fabbri, muratore, conosciuto ad Assisi come il “Biondo”, da ieri è nel carcere di Capanne con l’accusa di omicidio volontario. Secondo i magistrati della Procura di Perugia prima gli avrebbe sparato e poi avrebbe fatto finta di soccorrerlo. A pensare che i due erano amici. “Aiutami, non farmi morire”, avrebbe chiesto Davide a Piero tenendo la mano sulla pancia bucata dal colpo di carabina. Piero Fabbri, quindi, si è accorto della tragedia, avrebbe parlato con Davide sanguinante che chiedeva aiuto ma non si è preoccupato di chiedere subito i soccorsi. Davide era quindi ancora vivo, addirittura sarebbe stato rassicurato dal “Biondo”. Ma la verità è arrivata dal video della GoPro che Davide Piampiano portava con sé per documentare la battuta di caccia al cinghiale e riversare poi i contenuti sui social. Una microcamera che Davide portava sopra la testa e che ha raccontato nel dettaglio quanto accaduto. Compreso quel “aiutami, ti prego, non farmi morire”. La telecamera avrebbe registrato anche il dialogo tra i due con il “Biondo” che lo assicura. Ma in realtà nulla è avvenuto. Secondo la Procura una volta “accortosi di quanto accaduto, avrebbe secondo quanto si comprende dal filmato cercato di depistare le indagini alterando lo stato dei luoghi, scaricando l’arma del Piampiano, disfacendosi del proprio fucile e della propria giacca da caccia e soprattutto omettendo di chiamare tempestivamente i soccorsi, avvisati solo dopo vari minuti da un altro giovane che si trovava a caccia e che nel frattempo era sopraggiunto”. Un comportamento omissivo che per i carabinieri e procura “ha consentito di ipotizzare a carico dell’autore dello sparo l’ipotesi dolosa di omicidio, avendo egli con la sua scelta di non chiamare immediatamente i soccorsi accertato il rischio che il soggetto colpito potesse morire”.  Una volta arrivati i sanitari del 118, che hanno tentato di salvarlo con l’aiuto del soccorso alpino, per Davide non c’è stato nulla da fare. La notizia dell’arresto di Piero Fabbri ha procurato sgomento e rabbia ad Assisi anche perché dopo l’incidente il 57enne si è recato più volte a casa dei genitori di Davide. “Sono scioccata”, ha detto la mamma di Davide, Catia Roscini, “per Davide era come un secondo padre”.