Perugia al voto e le scelte da tenere d’occhio: sondaggi farlocchi e i malumori dei moderati. Il centrosinistra sogna la rivincita

Scegliere i prossimi candidati a sindaco è più facile a dirsi che farsi. Non basta il bailamme dei sondaggi per scegliere il candidato giusto così come non basta annunciare sondaggi farlocchi che non fanno riferimento al soggetto che lo ha realizzato e ai criteri seguiti. Norme e codici di comportamento ci sono ma nessuno si impegna a rispettarli o a vigilare. Resta comunque la baraonda di queste settimane con le due principali coalizioni che fanno fatica a trovare la quadra. La sfida del prossimo anno (giugno comunali e ottobre regionali) non sarà un semplice voto amministrativo, bensì un test politico che servirà da cartina di tornasole dei rapporti di forza tra i partiti e dentro le stesse coalizioni. La posta in gioco delle prossime elezioni, infatti, non è soltanto la conquista di palazzo dei Priori e di palazzo Donini ma la trasformazione e il rilancio di una città e di una regione che vivono una stagnazione senza precedenti. Non basta, quindi, trovare un buon nome per rilanciare la città ma occorrerà un progetto politico ambizioso e innovativo, capace di mettere in campo una visione sul futuro di Perugia e dell’Umbria. Il problema è evidente, quello che però non è chiaro è se le risposte della politica e le scelte che verranno fatte dai partiti saranno all’altezza di questa sfida. I partiti tradizionali sembrano incerti e prendono tempo, né la destra né la sinistra avanzano proposte e i cosiddetti civici, che tanto civici non sono stati, mostrano tutta la loro debolezza. Eppure l’appuntamento elettorale di Perugia è importante perché condizionerà anche quello delle regionali. Per il centrodestra l’occasione è di confermare un trend e dimostrare che ha ancora la maggioranza dei consensi. Per il centrosinistra, invece, potrebbe essere il momento del riscatto dopo dieci anni di sconfitte. Il centrodestra il candidato sindaco lo ha già scelto: Margherita Scoccia, attuale assessore all’urbanistica, di Fratelli d’Italia. Il centrosinistra invece è in attesa di sciogliere il nodo. Come al solito, quindi, il centrosinistra non riesce a uscire dall’impasse sulla scelta di un candidato sindaco unitario ? Non esattamente. Dopo dieci anni di errori e candidature sbagliate i democratici perugini stanno provando a scegliere, insieme al resto della coalizione, un nome credibile e capace di competere con il candidato del centrodestra. La strada è ancora irta di ostacoli ma una cornice in cui muoversi sembra esserci. Pd e centrosinistra, a differenza di cinque anni fa, questa volta sperano nel colpaccio e quanto sta avvenendo nel centrodestra consente di sognare una rivincita. La scelta di virare a destra, con la candidatura di Margherita Scoccia, sta procurando malumori tra l’area moderata che è diventata tristemente il cagnolino della coalizione. Non sono pochi quelli che hanno sostenuto Andrea Romizi che sostengono che dopo la scelta di “Prisco-Squarta-Romizi” la casa dei moderati è altrove. Il ragionamento è che, se a “dettare la linea è Fratelli d’Italia”, il centrodestra perde ogni impronta liberale e popolare. Un malessere non più tanto silente, che sarebbe condiviso da molti sostenitori di Romizi. Solo per fare alcuni nomi: il vicesindaco Gianluca Tuteri è pronto a lasciare gli alleati,  l’assessore Gabriele Giottoli non nasconde più il suo malcontento, l’ideologo di “Progetto Perugia” Filippo Calabresi manifesta tante perplessità sulla scelta fatta, la brava e competente Edi Cicchi non è stata nemmeno coinvolta e altri sono stati lasciati fuori dalle trattative. C’è, inoltre, chi manifesta dubbi sulla candidatura della Scoccia che, secondo un sondaggio commissionato dal Pd e realizzato dall’Istituto di ricerca Swg su un campione di mille intervistati che hanno partecipato effettivamente all’indagine, non riscuoterebbe un consenso apprezzabile. Tanti elementi che renderebbero Perugia contendibile.