Truffa del Reddito di cittadinanza, in Umbria uno su quattro non aveva diritto. Più di 3.000 umbri fuorilegge

Più di 3.270 casi anomali sono emersi negli ultimi quattro mesi dai controlli dell’Inps nei confronti di coloro che incassano il reddito di cittadinanza. Vale a dire il 26,7% degli umbri che beneficiano di questo aiuto di Stato. E’ quanto emerge dalla ricognizione fatta dal direttore regionale dell’Umbria Fabio Vitale, dopo intense attività di controllo. Per l’Inps un umbro su quattro non aveva diritto al reddito di cittadinanza, una conclusione grave che fa emergere una illegalità molto più diffusa di quanto fosse lecito immaginare.  Le revoche già effettuate sono state 1.974 a cui si aggiungono 1.302 decadenze sanzionatorie. Nel 45% dei casi il soggetto beneficiario ha dichiarato un Isee del proprio nucleo familiare differente da quello reale e disponibile all’anagrafe comunale, mentre nel 30% le persone che ne beneficiavano erano stranieri o italiani privi del requisito della residenza in Italia negli ultimi dieci anni.  Poi c’è un 9% dei casi in cui il reddito di cittadinanza è venuto meno in quanto i beneficiari sono risultati intestatari di auto o moto nuove acquistate da meno di sei mesi o immatricolate da meno di due anni se di grossa cilindrata. Altre irregolarità riguardano soggetti che non hanno comunicato di aver iniziato a lavorare o che non hanno dichiarato di aver acquistato o venduto immobili. Per i casi già accertati l’Inps ha avviato il recupero delle somme indebitamente percepite. Il monitoraggio dell’Inps, insieme ai militari della Guardia di Finanza, continuerà anche nei prossimi mesi con una novità importante: le nuove domande saranno controllate al momento della presentazione, con controlli incrociati più stringenti. Si allarga anche in Umbria, quindi, la voragine di illegalità intorno al reddito di cittadinanza. Sono tantissimi i “furbetti” che si intascano migliaia di euro senza averne diritto, sottraendoli a chi davvero si trova invece in condizioni di grave disagio economico. Dalle indagini emerge che ingannare l’Inps, l’ente preposto all’erogazione del Reddito di cittadinanza, non è poi così difficile. Tutto si basa infatti su un’autocertificazione che rimanda alla dichiarazione sostitutiva unica, in cui viene calcolato il reddito e l’Isee. E’ in questa fase che vengono forniti dati falsi o, molto più spesso, che vengono omessi degli elementi che, se segnalati, farebbero crescere la disponibilità economica dei richiedenti e venir meno il diritto al sussidio. Per questo il direttore umbro dell’Inps, Fabio Vitale, ha annunciato un cambio di marcia: da ora in avanti  le domande saranno controllate in maniera stringente al momento della presentazione. Sul resto la caccia ai “furbetti” sarà intensificata.