Durante l’omelia il vescovo di Terni invoca una collaborazione democratica per aiutare la città a uscire dalla crisi

TERNI – Durante un’omelia, il vescovo di Terni-Narni-Amelia Giuseppe Piemontese ha parlato di San Valentino, le cui reliquie sono state trasferite sabato sera dalla basilica al duomo, e dopo la funzione religiosa torneranno ‘a casa’: «La ricorrenza della festa di San Valentino oggi ci vede radunati in questa cattedrale, chiesa madre di tutte le chiese della diocesi e simbolo della città di Terni e del popolo di Dio, radunato attorno a Gesù Cristo e nel suo nome, come famiglia, civile ed ecclesiale, dedita a proclamare la gioia del vangelo e a edificare una società più giusta, pacifica e fraterna. La memoria del nostro patrono richiama la sua vita, gli aspetti dei suoi insegnamenti, che sono oggi ancora attuali, le ragioni della identità di questa città, che si onora di vedere richiamato da secoli, il suo nome accanto a quello del suo Patrono: San Valentino di Terni. La Chiesa illustra la natura e l’attualità del messaggio dei suoi santi, risalendo a quei brani della bibbia che hanno costituito i particolari riferimenti ideali della loro personalità, della loro vita cristiana e l’ispirazione dei loro insegnamenti». E poi parla dei problemi della città di Terni, invocando una «collaborazione democratica di tutte le componenti civili» e «un sussulto di orgoglio e di amore» per aiutare Terni ad uscire dalla crisi nella quale versa il territorio che sta attraversando «una delle sue fasi più delicate ed incerte». E tra queste non ultima il dissesto delle casse comunali, le cui cause secondo il vescovo «vanno ricercate nelle pieghe delle dinamiche democratiche della città almeno degli ultimi trent’anni. Senza andare ad individuare facili capri espiatori». E poi continua sostenendo che «La nostra città da un po’ di anni a questa parte attraversa una delle stagioni più delicate e incerte: a livello economico si notano divari notevoli tra gruppi di cittadini abbienti e sacche di povertà intollerabili. Notevole preoccupazione suscita l’affievolimento dei valori morali e civili e la disinvoltura o peggio il poco rispetto da parte di gruppi di cittadini verso le istituzioni. La grave situazione economica del Comune, le ricorrenti proposte sulla collocazione geografica della città, la persistente e preoccupante disoccupazione con la conseguente emorragia di giovani che annualmente emigrano all’estero, le varie forme di povertà strisciante che perdurano nonostante dichiarazioni ottimistiche di ripresa economica nazionale ed europea: sono elementi e tasselli di un quadro che richiede riflessione intelligente e partecipazione civile e pacata da parte dei singoli cittadini e di tutte le forze politiche, culturali, associative, sociali e imprenditoriali. Coloro che si propongono o vengono proposti a svolgere funzioni di governo a livello nazionale o locale devono guardarsi dalla tentazione dell’ambizione, sempre latente, o dalla prospettiva di ricavarne benefici personali o di parte per lasciarsi muovere dallo spirito di servizio e dal bene di tutto il popolo, quale stile, motivazione e obiettivo dell’agire. Quanti sono disposti a sacrificare la vita – si chiede il vescovo di Terni, Narni e Amelia – per amore della città?». E poi,pensando al prossimo futuro, auspica che non ci sia un imbarbarimento civile e politico. «La forza della persuasione non sia affidata al vociare scomposto e soverchiante, o peggio all’insulto, ma all’argomentare ragionevole e convincente, alla proposta realistica e costruttiva in vista del bene comune secondo le fondamentali regole della democrazia. Penso che in questa circostanza ci sia bisogno di un sussulto di orgoglio e di amore per la città e i cittadini. Solo la leale partecipazione e forte collaborazione democratica di tutte le componenti civili potrà risolvere i problemi presenti e ridare speranza e a questa nostra città». E infine lancia un messaggio d’amore, facendo riferimento a San Valentino: «La sua guida pastorale non si è limitata ai cristiani, ma si è manifestata verso ogni persona presente nel contesto civile, sociale e religioso del suo tempo: nella cura dei malati, nel dialogo con i pagani, nella preoccupazione per la città, nell’accompagnamento e nella formazione dei giovani all’amore e al matrimonio. Soprattutto in quest’ultimo campo la tradizione si è consolidata, facendo di San Valentino di Terni il patrono dei fidanzati, di coloro che desiderano abbandonare gli amori fluttuanti e passeggeri, per dare inizio all’amore-progetto di vita, stabile, duraturo e benedetto da Dio fino alla morte e oltre la morte».

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