Il giorno dei funerali dell’operaio Gianluca Menichino. L’Omelia di Piemontese: “Oggi con il nostro dolore ci rivolgiamo a Gesù”

TERNI – Il calvario di una famiglia, e anche il pellegrinaggio di Gianluca, oggi ha la sua meta ultima e definitiva. Dal 10 luglio scorso, giorno dell’incidente, tutti i componenti della famiglia Menichino, insieme agli amici e ai colleghi di Gianluca, hanno sperato, pregato, invocato la misericordia del Signore e accompagnato Gianluca nelle varie fasi di interventi medici e cure varie. Ma tutto si è concluso con la morte il 9 gennaio u.s.

Le nostre preghiere non sono state ascoltate; anche quelle che, insieme agli operai, avevamo rivolto al Signore nella messa di natalizia nelle acciaierie.

Di fronte alla morte, prematura e tragica di Gianluca, come di ogni persona, che ci sta a cuore, gli interrogativi si affollano pressanti e la fede diventa vacillante. Ognuno si dà una qualche risposta che possa suonare conforto al dolore e sostegno alla vita che deve continuare.

Oggi, con il nostro dolore, ci rivolgiamo a Gesù, che per Gianluca e tutti noi in questa messa, rinnova la sua morte per aprirci alla prospettiva della risurrezione e della vita nuova. E Gesù ci risponde con la Parola di Dio che è stata proclamata. Vogliamo aprire orecchie e cuore per accogliere il messaggio di speranza.

Nella prima lettura, tratta dal libro della Sapienza, il Signore ci consola:

“Il giusto, anche se muore prematuramente, si troverà in un luogo di riposo.

Divenuto caro a Dio, fu amato da lui e, poiché viveva fra peccatori, fu portato altrove.

Fu rapito, perché la malvagità non alterasse la sua intelligenza. La sua anima era gradita al Signore”.

Ogni uomo o donna è creatura di Dio, che nella sua Provvidenza, riserva per ognuno un progetto di amore e di vita. Anche se non lo comprendiamo, il Signore ci assicura che tutto è per il nostro bene, anche la sofferenza e persino la morte.

A Gianluca è preparato e riservato un posto nella città santa, la nuova Gerusalemme, come afferma la Seconda Lettura. Non sarà come la città degli uomini, dove fatica, stanchezza e pericoli rendono incerta, pericolosa e sofferta l’esistenza, ma è la città dove si realizzerà l’aspirazione sponsale, custodita e perseguita da ognuno. La città dove Dio stesso “asciugherà ogni lacrima dai loro occhi e non vi sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate”

Purtroppo non tutti possono percepire e pregustare la verità di questo destino. Esso è riservato a tutti, ma quelli che sono mossi dalla fede lo pregustano e anche in una situazione così dolorosa, già in questa vita sono confortati dal pensiero dell’attesa di quel giorno senza tramonto.

Il Vangelo ci racconta l’evento della rianimazione di Lazzaro.

Gesù piange la morte dell’amico e pur nel dolore invita a ravvivare la fede nella risurrezione.

A Marta, che lo rimprovera per non aver impedito la morte di Lazzaro “«Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto “, Gesù dice:

«Tuo fratello risorgerà». «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno. Credi questo?».

Marta aveva di fronte il sepolcro con il fratello morto da tre giorni e Gesù che le chiede di professare la fede il lui, Figlio di Dio, autore della vita. Anche noi abbiamo davanti questo fratello morto e Gesù che ci invita a confidare e sperare in Lui

Marta si abbandona a Gesù e trova conforto e forza «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio, colui che viene nel mondo».

La rianimazione di Lazzaro, che comunque dopo alcuni anni, conclude i suoi giorni con la morte, è il segno e l’anticipo di ciò che Gesù farà nella sua risurrezione e la promessa di associarci a sé.

Ora siamo avvolti nella tristezza del distacco, forse nella rabbia per quanto è successo.

Sì, sono troppi gli incidenti sul lavoro e sono una enormità gli oltre mille morti sul lavoro nel 2017 in Italia. Anche se il lavoro è frutto e conseguenza del peccato, non può trasformarsi in strumento di morte. E’ già tanta l’usura e la degenerazione progressiva della persona a causa della fatica. Ma non si può restare indifferenti di fronte ad un uomo, anche uno solo, che perda la vita per qualsiasi causa sul lavoro, fonte di sostentamento, di dignità umana e di santificazione cristiana.

Per la festa di san Valentino, quest’anno abbiamo voluto richiamare l’attenzione dei cittadini sul tema del lavoro in relazione alla famiglia e ai giovani. Nel mese di novembre scorso tutta la Chiesa italiana si è radunata a convegno a Cagliari per riflettere sulla situazione insostenibile della disoccupazione e l’urgenza primaria di porvi rimedio, indicando anche prospettive e buone prassi. Solo nella Provincia di Terni, più di 600 giovani nel 2016 sono espatriati in cerca di lavoro.

Rinnoviamo l’invito a quanti hanno responsabilità politiche, civili e sociali, ad adoperarsi perché si creino condizioni di giustizia sociale tali da consentire a tutti un lavoro dignitoso, e inoltre si faccia quanto è umanamente possibile perché non si ripetano tali morti assurde.

In questo momento, di fronte a tanto dolore per il fratello e amico, stroncato in giovane età, vogliamo anche cogliere il messaggio sulla preziosità della vita, da custodire con cura e attenzione, da non sciupare in azioni spericolate o in scelte nocive per la propria e altrui salute. E soprattutto comprendere che la vita è meravigliosa e ci è stata affidata dal Creatore per un fine nobile e per la nostra e altrui gioia e soddisfazione.

Grazie Gianluca, ti salutiamo e ti diciamo arrivederci. Nella preghiera ti affidiamo a Gesù, che per te è morto e risorto. Noi crediamo e vogliamo condividere la certezza che ci ritroveremo insieme nella santa Gerusalemme, in paradiso, in una vita oltre la fatica, la disgrazia e la morte, una vita che non avrà fine.

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