Piccolo Carro, indagini chiuse: ipotesi truffa e frode per prestazioni non autorizzate, chiesto sequestro di oltre 6 milioni di euro

Chiuse le indagini preliminari sulla cooperativa sociale Piccolo Carro, che si occupa dell’accoglienza di minori in difficoltà, inviati da enti pubblici come Usl, tribunali per minorenni, servizi sociali. La Procura della Repubblica di Perugia ha notificato l’avviso alla presidente Cristina Aristei e al vicepresidente Pietro Salemo, ipotizzando i reati di truffa aggravata e frode in pubbliche forniture e chiedendo il sequestro di oltre 6 milioni di euro, cifra ritenuta profitto del reato di truffa aggravata che sarebbe stata messa in atto dalla cooperativa che ha cinque sedi tra Perugia e Assisi. Secondo la Procura, il Piccolo Carro non aveva i requisiti autorizzativi per svolgere attività di carattere sanitario nei confronti dei minori ospitati, spesso con problematiche psichiatriche, ma solo quella di tipo socio assistenziale a carattere residenziale. E questo avrebbe comportato la riscossione di somme non dovute. Nonostante la cooperativa non avesse avuto l’accreditamento necessario da parte della Regione Umbria per svolgere attività sanitarie, avrebbe ottenuto per ogni minore ospitato inviato una cifra giornaliero di 400 euro. L’indagine era nata da alcuni accertamenti di Guardia di Finanza e Nas. La misura disposta dalla Procura riguarda conti correnti e beni riconducibili alla cooperativa e agli indagati.
Il legali del Piccolo Carro, sostengono che la cooperativa ha agito in maniera corretta e parlano di un quadro normativo piuttosto confuso che avrebbe generato equivoci, appellandosi al Riesame.

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