Riparte in Umbria l’attività dell’Associazione donatori di midollo osseo

Riparte in Umbria l’attività di Admo, l’Associazione donatori di midollo osseo. Si è infatti ricostruito un gruppo di volontari, guidato dalla presidente Jessica Mariani e dal vice Giordano Marchetti. “Cercheremo di mettercela tutta per sensibilizzare la popolazione e far capire quanto sia importante mettersi a disposizione”, ha detto Mariani che guida un direttivo composto da altre cinque membri e un gruppo di quindici giovani tra 25 e 36 anni. Admo Umbria si è formata dopo vari tentativi di rilancio del gruppo. L’atto costitutivo è stato firmato il 30 marzo e da allora è subito partita l’attività informativa dell’associazione, che si è interfacciata con le istituzioni sanitarie, regionali e altre associazioni della rete del dono, come Avis e Aido. Mariani, donatrice, arriva da una lunga esperienza nell’Admo Lombardia, regione dove ha vissuto 15 anni. Da due mesi è tornata in Umbria con l’obiettivo di rilanciare, insieme agli altri giovani, il gruppo regionale. “Andremo nelle scuole, nelle piazze. Ci piace stare tra la gente a parlare correttamente della donazione di midollo osseo, perché ancora oggi c’è tanta disinformazione”, ha detto. In collegamento telefonico è intervenuta la presidente nazionale Admo, Rita Malavolta, che ha sottolineato l’importanza “dell’attività di sensibilizzazione e reclutamento per rappresentare maggiormente  la popolazione umbra nel registro italiano dei donatori”. Il trapianto di midollo osseo “che non va confuso con il midollo spinale” rende possibile “la guarigione di gravi malattie”. Possono candidarsi come donatori le persone tra i 18 ed i 35 anni. “La donazione avviene come una trasfusione di sangue, è simile alla plasmaferesi come iter.L’unico rischio che si può correre è salvare una vita”, sottolinea l’associazione. Il gruppo è stato presentato alla presenza, fra gli altri, dell’assessore regionale alla Salute Luca Coletto, degli assessori comunali Gianluca Tuteri ed Edi Cicchi, Elvezio Picchi (Admo nazionale), Mauro Marchesi dell’ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia.