DIS…CORSIVO. AMORE, AMORE LIETO DISONORE

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Se ne sentono di oscenità, ultimamente, a Perugia! Quella del “Perugia Love Film Festival”, per me, le batte tutte, alla grande, facendo dietro di sé il vuoto dell’ilarità e della dabbenaggine.

E come si fa a non rimanere, diciamo così, perplessi, quando si sente dire che “bisogna essere rivali in amore per la propria città come ai tempi dei Comuni” o, peggio ancora, neppure attribuibile a qualche forbito organizzatore, che “Corso Vannucci potrebbe diventare la Via Veneto dei nostri giorni”?

La causa di tanta faciloneria sta nella grande esplosione promessa ai cittadini dalla candidatura per Perugia 2019 e nella successiva disintegrazione del progetto. Se vogliamo renderci conto di quanto male abbia prodotto quell'impresa sventurata - o solo sventata - poniamo gli occhi su questa edizione zero del “Perugia Love Film Festival” e non avremo più dubbi sulla genesi dello sciocchezzaio culturale che si preannuncia, in Umbria, per i prossimi anni.

Non ho mai amato le idee che nascono dal nulla. In questo caso, vorrei ancora capire quale lontana o vicina tradizione può legare un minimo di ascendenza sognatrice e amante all'attualità del capoluogo umbro. Si è chiamato in causa Sandro Penna e io, volentieri, ho messo nel titolo di questo articolo un suo verso proprio per segnalare l'assoluta distanza fra il desiderio d'amare del poeta omoerotico e la disinvolta immagine dell'amore che il Festival “Love Film” vorrebbe contribuire ad associare alla città di Perugia.

Sandro Penna insegna che il capoluogo umbro è stato particolarmente spietato nei confronti di un suo figlio animato da un eros un po' indisciplinato. E fa capire che risarcimenti a buon mercato nei suoi confronti proprio non servono a nulla. Perugia, se proprio voleva, poteva fare, negli ultimi due o tre decenni, qualcosa di molto più significativo per Sandro Penna. A suo tempo, una ventina d'anni fa, se ne è discusso a lungo: una Fondazione, un Archivio, un luogo in cui radunare, conservare e inventariare filologicamente tutte le sue carte disperse per il mondo, un Centro di studi, un'istituzione stabile, insomma, in cui tenere regolarmente convegni, aggiornamenti critici, presso cui editare testi, insieme alla quale organizzare recital o reading, in capo alla quale porre, anche, da un'angolatura inusuale, la possibilità di rileggere la storia della città nei primi decenni del Novecento.

E invece no, niente di tutto questo, cosicché l' “amore” di oggi risulta, ancorché “lieto”, un autentico “disonore”, secondo una preveggenza in versi uscita dalla musicalità umbra del “ragionier” Sandro Penna.

Le intenzioni degli ideatori del “Love Film” si infrangono, senza troppi giri di parole, ma per via di un semplice endecasillabo, contro l'implicita riluttanza di Penna a essere coinvolto in un'operazione che sa di artefatto e di scontato, di fatuo e di ragionieristico. Penna, si sa, era ragioniere. Nessuno meglio di lui - che fino alle soglie della vecchiaia si guadagnava qualche soldo commerciando in quadri - saprebbe comprendere gli equilibri ai quali sottostà l'operazione culturale del festival cinematografico inventato, oggi, nella sua città. Ci sono omaggi a varie ed eterogenee componenti culturali, cioè si è cercato di non scontentare nessuno, maggioranza e minoranza: un “quadro” a me e un “quadro” a te, avrebbe commentato Sandro Penna scorgendosi, anche lui, parte di questo commercio per persone adulte fatto e messo in piedi con il paravento della creatività giovanile.

Perché, Perugia, riaprire l'antica ferita di Penna? Perché associare il suo nome all'amore quando nessuno, in città, è mai stato convinto che l'amore praticato da Penna fosse una cosa sublime? Quanti, in vari momenti della storia culturale di questa città, si sono girati dall'altra parte, storcendo anche il naso, solo a sentir parlare del poeta omosessuale?

Il tempo delle mediazioni, con Penna, che pure è stato tentato, oggi è finito. Il poeta ha dato il suo nome a una biblioteca, ha una via - uno stradone - alle spalle del Santa Maria della Misericordia, ha avuto il ripensamento, tardivo, di un convegno di studi internazionale e poche, poche altre banalità innocenti. Non è meglio chiudere lì la cosa, anziché ricordarsi di Penna perché il tassello del suo nome e cognome ci sta bene nel programma dei premi in cui è articolato il “Love Film Festival”? Amore, amore – appunto - lieto disonore.

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