DIS…CORSIVO. IL CONTAPASSI

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Curioso il gioco, andato in scena a Terni dal giorno di San Valentino fino alla prima domenica di primavera, quella che, complice il bel tempo, abbiamo vissuto nello scorso fine settimana!

Per darsi una spinta in più a camminare, a proteggere la propria salute, a godersi la città, a stringersi intorno a essa nei momenti fortunati e in quelli tragici, qualcuno ha pensato che i ternani, come si fa in altre città del mondo, potessero contare i propri passi e misurare, con quelli rilevati dai sensori sparsi in città, la distanza che ci separa dalla luna.
A parte che le megalopoli, se ci si mettessero, potrebbero compiere l'equivalente di viaggi interstellari e che chi abita in un piccolo borgo umbro verrebbe per sempre trattenuto a terra dalla forza di gravità per l'inconsistenza spaziale del proprio incedere, una somma del genere che valore ha – mi chiedo – per incentivare gli sforzi dell'umanità a uscire dal suo stato di sofferenza e, talvolta, di barbarie?
Non sarebbe conveniente, invece, inventare un gioco più simile alla realtà, nel quale la progressione lineare dei passi è contraddetta frequentemente dai casi della vita, che in tante occasioni ti spingono a tornare indietro, sui tuoi passi, anziché a compiere una passeggiata sulla luna?
Il percorso, magari, porta sempre al nostro satellite, ma con un conto dei passi che non prevede solo somme e progressi, ma anche sottrazioni, indietreggiamenti e soste. A Terni, hanno tenuto conto di questo, cioè del fatto che, camminando, spesso si cade e prima di rialzarsi si fatica enormemente?
Il “contapassi” lunare ternano mi ha fatto tornare in mente la filastrocca che introduceva e accompagnava un gioco che si faceva tanti anni fa: “Regina reginella, quanti passi devo fare per arrivare al tuo castello con la fede e con l'anello, con la punta del coltello?”

Nel gioco, una bambina interpretava la regina e gli altri erano gli ambasciatori che aspiravano ad avvicinarsi alla sovrana, esponendosi in tutto e per tutto alla sua volontà: se l'ambasciatore era gradito, si vedeva gratificato di tanti passi da leone, se non era nelle grazie della sovrana, era fatto retrocedere addirittura con passi da gambero.

Tanto arbitrio è stato punito dai moderni educatori, che hanno bollato il “gioco dell'anello” come scarsamente educativo per la mancanza di regole che lo connota.

Il fascino del gioco, tuttavia, resta immutato per varie componenti: chi non vi ha sentito pulsioni amorose preadolescenziali nel vedersi blandito o rifiutato – maschietto! – dalla padrona femminile della sua sorte?

Per quanto riguarda il “contapassi” lunare ternano, invece, il “gioco dell'anello” potrebbe ammonire sulla fragilità dell'illusione che, camminando, si va sempre avanti, si sommano i propri pasi a quelli degli altri, si raggiunge una meta dolce e caraezzevole. Quanti piccoli bambini ambasciatori non sono mai arrivati dalla regina, quante volte hanno dovuto riprendere il cammino!

Così è anche oggi, bisogna ammetterlo. Ma c'è ancora un piccolo particolare.

La regina era fortemente arbitraria nei confronti di quanti chiedevano strada, possibilità di camminare, ma, magari, se anche non t'amava, vedendoti molto ispirato e aggraziato nel compiere piccoli passi da formica, al prossimo turno ti voleva vedere camminare da leone, cosicché in poche battute arrivavi al suo cospetto.

Ecco, anche questo c'è: i nostri passi nella vita bisogna farli nella maniera più naturale possibile, affinché possiamo contare, quando meno ce l'aspettiamo, sul favore degli dei e sulla benevolenza di qualche divinità lunare.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.