LA SETTIMANA DEL PROFESSOR AFFABILE

di Umberto Giorgio Affabile / L’impressione è che se Claudio Ricci otterrà un risultato di qualche valore il 31 maggio non dovrà ringraziare poi molto la platea leghista.

E buon per lui, perché il Matteo Salvini comparso in Umbria, per la prima volta, la Domenica delle Palme dell'Anno del Signore 2015 non promette una sintonia viscerale con il popolo umbro. Al di là, infatti, dell'incontro con Ricci e 400 persone, a Spoleto, è il “taglio” sulla specifica realtà elettorale umbra che manca al leader della Lega e, dunque, all'alleanza con l'attuale Sindaco di Assisi, il quale prosegue nella sua corsa da “regional manager”, più che da presidente, conoscendo invece assai bene le componenti sociali e culturali dell'Umbria.
Se Ricci, con la Meloni prima e con Salvini poi, si è tolto i due denti più scomodi e procede con ancora maggiore sicurezza nella sua campagna definendo il voto di maggio come un referendum, un esplicito sì o no al cambiamento, Catiuscia Marini sembra abbastanza sicura rispetto ai fronti interni al Pd, tanto che si lascia andare alle gaiezze di una lista del presidente con qualche colorita sorpresa. La trasversalità richiesta dalla lista del presidente, se sembra un po' rigida nel caso della composizione ventilata di quella di Ricci, sembrerebbe più fluida nel caso della Marini. Marini e Marioni è l'accoppiata ad effetto che è uscita fuori in settimana, un segno esplicito della direzione lungo la quale la presidentessa deve recuperare – o affermare – terreno. Marioni è un po' il Mineo della situazione: volto noto, esperienza giornalistica da vendere, garanzia di seguito. Resta un dubbio, che è lo stesso affabilmente venutomi in mente a proposito di Mineo: ma perché un uomo che fa, o può fare, opinione in maniera libera e disinteressata, dovrebbe svoltare nella sua professione e mettere a disposizione la propria credibilità nella cupezza inevitabile di politiche governative locali? Non ne abbiamo avuto già sufficienti esempi nel passato? Il rischio di diventare personaggi da vetrina è palpabile e palese in tutte le liste del presidente di questo mondo, di destra e di sinistra: è la politica, in sé, che dovrebbe produrre gli anticorpi contro il malaffare e il discredito da cui è attaccata.
Purtroppo, però, nessun uovo di Pasqua ci ha portato la sorpresa di questo messaggio: di qua le liste del presidente, di là le liste politiche.
In mezzo a questi preparativi c'è stata, soltanto, la presentazione del ricorso contro la legge elettorale regionale da parte di quel manipolo, combattivo e metropolitano, che o fa pensare a un'Umbria vastissima – metropolitana, appunto – o sarà bene cominciare a considerare definitivamente come una schiera del tutto autoreferenziale, della quale si attende, a due mesi dal voto, qualche mossa politica in più rispetto al palleggiamento col ricorso al Tribunale civile. Due dei candidati alla presidenza che fanno parte del manipolo, infatti, non stanno ancora facendo parlare delle loro strategie in vista del voto: cenni non ne arrivano né da De Paulis né da Prugni.
Un po' di colore è venuto, sul finire della settimana, dalla sortita di Rita Castellani, in odore pasionario di “Podemos”. E ci mancava, perché l'estremismo giocato solamente sul tavolo della preferenza per il mito greco di Tsipras aveva bisogno del contraltare mediterraneo e spagnolo degli eredi degli “indignados”!
La sortita della Castellani ha provocato una lamentosa presa di distanza degli stessi civatiani, che esprimono, nello stile parolaio di sempre, in sintesi estrema, “stupore per una scelta per nulla condivisa e per giunta contraddittoria”. Una sponda, dunque, prestata alla Marini? E di quale utilità puà essere una candidatura “contro” la presidentessa che viene subito rispedita da più parti al mittente? È davvero più utile e necessaria delle presenze che, via via, la Marini ha inanellato in veste istituzionale (vedi, ad esempio, l'inaugurazione del restyling della scala mobile di Perugia)?
Colore, nient'altro che colore.
Continuo a credere che la partita vera stia tutta sotto traccia, nel senso che saranno le amministrazioni comunali, col loro impatto sulla gente, a orientare il favore degli elettori. E in settimana si sono avute tanto difficoltà di maggioranza a Norcia quanto parcellizzazioni sulla candidatura di ben quattro città umbre a capitale italiana della cultura (Foligno e Spoleto in competizione fra di loro, Todi e Orvieto in unità d'intenti).
In un caso e nell'altro, occorrerebbe riflettere e cominciare a capire da questi piccoli, grandi segnali la congruità o meno, la coerenza o meno dei messaggi elettorali dei candidati con le necessità vere dell'Umbria, che possono anche non essere quelle dell'ennesima candidatura a fatui primati.
Ma in queste direzioni non si guarda, qualcuno preferisce, addirittura, di “indignarsi”. E, in una settimana in cui a essere indignato è stato Massimo D'Alema, io eviterei di metterla sullo sdegno. Dopo tutto, oggi è Pasqua. Auguri!

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