DIS…CORSIVO. IL DISGELO

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / A Perugia è in corso il disgelo. Sotto luminarie di Natale ancora appese lungo il Corso, in una freddissima mattina di metà gennaio, alcuni operai stanno lavorando allo smontaggio della grande pista di pattinaggio su ghiaccio che i nuovi Priori hanno regalato, sublime novità, ai perugini nel giorno del primo Natale della loro carica amministrativa.

Una lunghissima striscia d'acqua segue l'inizio dello scongelamento della pista, alla quale piano piano si tolgono le sponde in modo che si possa vedere lo spessore del ghiaccio sul quale hanno volteggiato i sogni dei perugini.

Il disgelo è sempre stato un ottimo segnale, meteorologico e politico, proprio o metaforico. Qui, davanti alle operazioni che si compiono sulla pista dei nuovi Priori, non so bene a quale disgelo riferirmi. Politicamente, l'Umbria non soffre più di fronti contrapposti, la catena del freddo si è interrotta da molti anni. A volte, in compenso, si ha l'impressione che ci sia bisogno di un qualche disgelo più all'interno dei singoli fronti che sulla linea di fondo che li separa per eredità partitiche malamente divise fra gli aventi titolo.

Meteorologicamente, ci stiamo avvicinando ai giorni della merla: abbiamo già avuto illusioni di primavera per un paio di giorni, poi sono tornati piogge e freddo, l'inverno fa valere le sue prerogative. Il disgelo è ancora lontano, posto che la neve sui monti qui intorno si decida a rimanere per penetrare nelle falde senza scomparire l'indomani della bufera, come è successo fra Natale e Capodanno.

Il proprio e il metaforico del disgelo di piazza della Repubblica sono accomunati, in definitiva, dalla marcata irregolarità delle stagioni: ai cambiamenti climatici che confondono l'inverno con la primavera corrispondono le mutazioni “stagionali” della classe politica locale che fanno molto variegata, comune per comune, la pelle elettorale della regione.

L'elettorato umbro, in sé, è diventato molto irregolare: bastano, ormai, piccoli cambiamenti nella direzione del vento per orientare il voto in maniera contraria ad antiche, consolidate abitudini. Nessuna storica maggioranza ha retto al disgelo dei rapporti fra il sistema di potere della sinistra, le roccheforti della Democrazia cristiana, le schegge della deflagrazione a destra e a sinistra. Le generazioni sulle quali si reggeva l'equilibrio fino a non molto tempo fa, per contro, sono andate in ibernazione e niente più le scongelerà. Blocchi di ghiaccio vanno, in ogni caso, alla deriva sulle acque gelide dell'antipolitica e si manifestano le adesioni a Grillo e a Salvini: sono, perlopiù, generazioni di giovani che, contrariamente a quanto avviene per i loro coetanei in forza al Pd, non riescono a trovare, nei loro movimenti-partito, alcun protagonismo, sopraffatti dal carisma di più anziani capipopolo.

La destra, in Umbria, vive una sua primavera, arrivata molto in ritardo, quasi non più attesa. Così si è trovata a dover dare protagonismo a sindaci molto giovani, saltando di colpo generazioni di aspiranti che sono vissuti, soprattutto in Consiglio regionale, di pura opposizione per lunghissimi anni. Quando ormai non credevano più al successo elettorale, il gelo intorno ai loro partiti è scomparso, la gente li ha votati, comuni con gloriose tradizioni di sinistra sono passati alla destra.

Alla tardiva primavera della destra si contrappone l'amletismo stagionale-generazionale della sinistra: il Pd umbro sa che per stare in linea con i successi elettorali del partito a livello nazionale dovrebbe rendere classe dirigente una generazione adeguata a quella che è andata al potere con Renzi. Ma tituba, è incerta, non si fida di primavere precoci, lascia spazio ai giovani e poi crea altri ghiacciai, disgela le sue acque e subito si trincera a difesa dei vecchi bastioni di potere di Piazza d'Italia.

Insomma: un po' triste il disgelo della pista di piazza della Repubblica (le feste sono finite), più gaio quello che, sulla stessa piazza, ha rotto il monolite di potere che vi si è affacciato per decenni. Peccato, però, che nessuno ne abbia approfittato per navigare in mare aperto, lontano dai ghiacci che si ricompongono continuamente. Peccato che il disgelo politico non abbia portato dialogo vero. Peccato non coltivare insieme il sogno della primavera, anche se di un solo giorno, mescolata alle asprezze dell'inverno!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.