Dis…corsivo. Il termometro grillino

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Del voto di domenica, si possono fare le analisi politiche che si vogliono, ma c’è un tipo di lettura che comincia a essere incontrovertibile e che può essere utile a tutti, indistintamente. Vorrei chiamarla “ipotesi del termometro grillino”, ad indicare la possibilità di misurare il grado di insoddisfazione reale di una comunità locale sulla base della percentuale di voti che il Movimento 5Stelle incamera di volta in volta. Una vera e propria febbre è, dunque, quella che sale in una città dopo anni e decenni di governi basati su tradizionali alleanze di centrodestra e di centrosinistra ottenute anche con l’apporto di frange estreme di destra e di sinistra, Lega compresa.
Il caso di Roma è eclatante: qui la febbre è salita a livelli molto elevati e il termometro grillino l’ha registrata puntualmente, come da attese. Misurata la temperatura, il medico grillino ha la sua cura e non tarderà a metterla in pratica sul corpo della città, con esiti fausti o infausti a seconda dei farmaci adoperati, delle loro dosi e anche, in fondo, dello stato di gravità della salute della paziente-città.
Allora mi chiedo: dove, invece, il Movimento 5Stelle riceve meno consensi che a Roma e a Torino – tocca cioè la soglia minima del successo, quel 10 per cento che permette al Movimento di comporsi e di accreditarsi nelle piccole e nelle grandi città – è lì il segno che la comunità locale non sta poi così male e il dottore grillino può non essere chiamato a intervenire? E, dunque, in particolare quando il Movimento 5Stelle, facendo la comparsa in una nuova città, misura una febbricola del 10 per cento, che ne sarà di questo disagio nel ballottaggio?
Nelle grandi città, quel voto è ingovernabile, è una grandezza destinata a rifluire nella creazione di nuovo personale politico, dotato di una sua normalissima dignità, che più o meno consapevolmente opererà per la legalità nelle istituzioni comunali e per il loro costante controllo, al limite dello stillicidio procedurale nei Consigli comunali.
Nelle piccole città, invece, le cose cambiano aspetto, di quella febbre o febbricola che sia si può capire decorso e percorso mettendosi sulle tracce di chi vuol far sapere, ha già fatto sapere in piena libertà, che il suo voto al Movimento è ancora, prima di tutto, un voto anti sistema, la pura espressione del disagio sociale a vivere politicamente in quella determinata comunità locale.
In funzione del ballottaggio, in una città che non sia una megalopoli, che cosa può voler dire tutto ciò?
Se qualcuno vuole ascoltare, il suggerimento è questo: il consenso maturato nelle urne elettorali dal Movimento 5Stelle ha la dignità assoluta di un voto di opinione e, insieme, è la ricerca di un progetto concreto per la città, che i “grillini” dimostrano di voler coltivare, ormai, a differenza di tre anni fa, come qualunque altra forza politica contro la quale si sono scagliati e continueranno a scagliarsi. Come voto di opinione, coincide con quel “termometro” della comunità locale che nessun altro partito organizzato può dire di avere nella propria farmacia e che serve, anche un po’ strumentalmente, a tutti per capire l’orientamento profondo e libero, smagato e anche un po’ perso, di ognuno di noi di fronte alla politica. Come voto per un progetto, nei Consigli comunali gli va resa tutta la platea che può meritare, deve poter fare del consesso comunale il banco di prova dei suoi avanzamenti e dei suoi fallimenti.
Il voto che mira a un progetto difficilmente si riuscirà a orientarlo altrove, nelle due settimane che portano al ballottaggio. Il voto di opinione, invece, poiché coinvolge la personalità dei singoli e non ha paraventi partitici dietro i quali trincerarsi, può essere ascoltato e indirizzato, esclusivamente dal basso, in un rapporto diretto e franco con le persone “grilline” che incontriamo tutti i giorni e che non fanno mistero della loro protesta e del loro disagio. Anziché pensare sempre e solo a travasi di voti che dovrebbero decidere, con qualche macro approssimazione, l’esito del ballottaggio, l’azione verso il voto di frontiera del Movimento 5Stelle può essere, sin da adesso, un buon segnale di come si intende amministrare, dal 20 giugno in poi, queste nostre “piccole”, amate città.

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