DIS…CORSIVO. LA BALLATA DEGLI IMPICCATI

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Ti ci cade l’occhio e l’effetto è macabro. Più passano i giorni dal voto, più i manifesti che sono rimasti nelle loro plance danno la sensazione di orrido al passante e in genere alla persona i cui occhi sono attratti dalla loro presenza.

È una questione di buon gusto, di decenza. Dipendesse da me, già due giorni dopo il voto i manifesti li avrei fatti sparire, accartocciare, bruciare, disperdere, gettare nella spazzatura. Qualunque tipo di pubblicità, una volta scaduta, invecchia sulle plance in maniera veloce e disumana. Sembra di assistere alla consumazione di un cadavere. Come in una strofa della “Ballata degli impiccati”, i colori brillanti diventano giallognoli, i volti sorridenti si fanno spettrali, i manifesti qua e là staccati fanno assumere alle pose dei candidati degli atteggiamenti con delle smorfie assolutamente inguardabili. “La pioggia ci ha lavati abbastanza e il sole ci ha anneriti e seccati; gazze, corvi ci hanno gli occhi scavati, e strappata la barba e le sopracciglia”, scriveva nel Quattrocento François Villon dei suoi condannati a morte, gli “impiccati”.

Ai nostri giorni, è davvero un brutto spettacolo, quello che segue la permanenza dei manifesti dopo che un determinato evento si è verificato. In particolare, gli eventi della politica subiscono questo tipo di conseguenza: mentre i personaggi ritratti nelle foto elettorali proseguono la loro vita politica nelle trattative, nelle prese di posizione, nelle strategie abituali, i loro simulacri sui manifesti denunciano il fortissimo rischio di putrefazione della politica che nessuno vorrebbe vedere, i volti e le fattezze si consumano come nella poesia di Villon.

Quella cancrena di cui tanto si parla, soprattutto da parte dei movimenti di opposizione alla casta, ha le caratteristiche dei volti dei candidati così come appaiono sui manifesti a qualche giorno dalla concreta celebrazione del voto. E anche i volti degli anti casta vanno in decomposizione, i loro come quelli di tutti gli altri.

Il sole impietoso, la pioggia inopportuna, gli strappi dei passanti, tutto contribuisce a rendere ormai davvero impresentabile un volto della politica che era stato, fino a pochi giorni fa, particolarmente bello e presentabile.

La permanenza dei manifesti elettorali dopo il voto fa pensare – l’ho detto sopra – a quei cadaveri dei giustiziati che venivano lasciati marcire per giorni e giorni dopo l’esecuzione, in modo che la gente ne potesse trarre insegnamento. Ma, allora, eravamo nel Medioevo e tutte le passioni erano un po’ più forti, a meno di guardare dall’altra parte, oggi, quando violenze e nefandezze d’ogni tipo accadono nelle nostre strade, a due passi da noi.

A parte ciò, oggi, che siamo moderni ed evoluti, qualcuno dovrebbe almeno accelerare le operazioni di rimozione dei manifesti elettorali dell’ultima tornata, perché, subliminalmente, l’effetto prodotto è, di giorno in giorno, quello che producevano gli antichi suppliziati dati in pasto al terrore dell’opinione pubblica.

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