DIS…CORSIVO. L’ANTIFASCISTA

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / Ed eccolo qua, l’antifascista senza regime, senza confino, senza martirio. È da non credere come si possa sparare inutilmente – più che scioccamente – sul presente dell’Italia innalzandosi sulla piattaforma di una storia lontana e finita, destinata al suggello delle tombe.

È da non credere quanto molti oppositori parlamentari di oggi siano a corto di argomenti: disseppellire il fascismo, prima di tutto, non onora gli antifascisti, quelli veri, che hanno conosciuto il regime, il confino e, qualcuno, anche il martirio.
L'antifascista cerca la piazza, ma la piazza, per lui, da molto tempo non c'è più. Nelle aule deputate bisognerebbe esporre argomenti e non lasciarsi andare a qualche slogan d'effetto: l'effetto non c'è, è garantito, è provato! C'è solo profondo, amaro disgusto.
Perché insistere? Quand'anche l'antifascista avesse ragione – e con lui gli spargitori di crisantemi e i triviali dispensatori di insulti -, dov'è la sua dignità, prerogativa illustre degli oppositori del regime fascista? Il ridicolo al quale egli si espone è morale. Lo spargere pseudo sentenze di storia non porta con sé nessuna riabilitazione intellettuale e l'antifascista di oggi si dimostra, con ciò, un impotente, un soggetto politicamente privo di carisma.
L'antifascista fa parte di un fronte molto composito, abbiamo visto: ci sono gli strilloni antifascisti e i muti antifascisti, quelli accigliati e tenebrosi. Quale fra i due è più ridicolo? Il perfido ducetto o il redivivo stalinista?
Voi indovinerete i personaggi i cui nomi tengo nascosti in me: essi esistono, ma come semplici maschere, nominarli ad uno ad uno sarebbe come dare un nome ai mille che, per carnevale, vestono i panni di una maschera. Al di sotto delle loro vesti hanno un nome e un cognome, ma, visti dal di fuori, sono tutti uguali, tutti Arlecchino o Pulcinella. Tutti antifascisti.
Finisce qui una prima giornata parlamentare particolarmente avvilente e colma di livori: livori a lungo repressi, livori inesprimibili, comportamenti carichi d'odio perché la partita del vecchio consenso è persa per sempre e l'asticella del nuovo favore popolare è spostata sempre più in alto, alla portata di gambe giovani e snelle, irraggiungibile da arti anchilosati e da fisici brevilinei. Se mio figlio m'avesse rottamato – e non è detto che non l'abbia fatto – troverei molto, molto di meglio che dargli del fascista. Almeno un guizzo d'orgoglio proverei ad averlo e a manifestarlo, altro che spacciarmi per incredibile antifascista!

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