DIS…CORSIVO. L’ARCIVESCOVO DI NAZARETH

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / C’erano una volta Piazza del Gesù e Via delle Botteghe Oscure, chiare ed evidenti indicazioni di toponomastica partitica che servivano alla politica per raffigurare, nell’elettorato e nella gente, il riferimento a un governo e alla sua più forte opposizione.

Per Piazza del Gesù si transitava senza paura di perdersi nello stradario romano e così pure per lo stradone delle Botteghe Oscure.

Ad essere cattivi, dopo quei tempi, solo il Psi di Craxi - con la sede di via del Corso - e la Forza Italia di Berlusconi - col palazzone di via del Plebiscito - sono rimasti facilmente scovabili da chiunque voglia farsi un'idea, a Roma, dell'immagine delle sedi del potere, che governino o stiano all'opposizione.

Il Pd, invece, è andato a “infrattarsi” letteralmente in un dedalo di viuzze tipicamente romane che sono, sì, sempre rintracciabili, ma risultano defilate rispetto ai principali assi viari della capitale sui quali si ritrovavano, un tempo, la Dc e il Pci.

Via Sant'Andrea delle Fratte e Largo del Nazareno - per chi ama questo tipo di frequentazione un po' nascosta ed esoterica del centro di Roma – ospitano il Pd lungo una deviazione, a sinistra, salendo da via del Corso verso piazza Barberini, su, molto in alto ormai, lungo via del Tritone.

Insomma, bisogna andarci, non ce lo si trova così a portata di mano, il Pd, come lo erano gli antenati della Dc a piazza del Gesù e del Pci a Botteghe Oscure. È vero, era stata tentata la strada maestra per eccellenza di Roma, Via Nazionale, ma o perché lì s'era troppo in vista o perché di ragioni logistico-partitiche ce ne sarebbero a bizzeffe, sta di fatto che il cuore pulsante del Pd batte - direbbe Venditti - nel cuore di Roma più attorcigliato e nascosto, come al riparo da inutili clamori, tanto la politica si fa più, ormai, via Internet e meno per vie fisicamente e toponomasticamente identificabili. Quante generazioni di democristiani e di comunisti hanno considerato altrettanti templi le sedi nazionali dei loro partiti! Quanta indifferenza per le sedi mistiche, oggi, nel cuore dei militanti del Pd! E a ragione, beninteso, perché davvero l'infatuazione per le sedi storiche risulterebbe, oggi, proprio antistorica.

Però i nomi restano. Dico i nomi dei palazzi, o delle piazze, o delle vie che entrano – oggi come un tempo - nel vocabolario della politica per designare momenti importanti dello sviluppo delle relazioni tra i partiti.

Prendete la metonimia del patto del Nazareno. Sembra scelta ad arte, una bella arte. Se si fosse dato, a quell'accordo che tutti ben conosciamo, il nome della sede del Pd, si sarebbe avuto, poniamo il “patto delle Fratte”, che sa di infrattamento fra giovani fidanzati, o, anche, “patto di Sant'Andrea”, troppo riferibile al supplizio, anche sado-maso, della croce di Sant'Andrea.

E, dunque, è stato il Nazareno. Qui si sarebbe potuta rischiare la blasfemia, chiamando Gesù Cristo a testimoniare di un patto terreno molto polemizzabile. Ma blasfemia non è, perché, non si sa quanti lo sanno, ma il largo del Nazareno, che prende il nome dal Collegio omonimo che troneggia su tutta l'area, è dedicato, implicitamente, al cardinale arcivescovo di Nazareth Michelangelo Tonti che, nel 1621, un anno prima di morire, acquistò il palazzo per istituirvi un Collegio da affidare ai Padri Scolopi per l'educazione dei giovani poveri. E i buoni Padri, in mezzo all'infuriare delle contese ereditarie, dettero, riconoscenti, al loro palazzo il nome del cardinale mecenate. E fu Nazareno.

Se non c'è - come non c'è - blasfemia, quando oggi Forza Italia proclama che “il Nazareno è rotto”, si è dunque autorizzati a chiosare che, dopo quattrocento anni, il cardinale arcivescovo di Nazareth – buonanima - può essersi, lui sì, rotto per tanta sciatteria politica da parte delle correnti di Forza Italia.

Quanta confusione, quanti rumori ha portato e porta il vertice di Forza Italia in quest'angolo di Roma! E quanto fastidio hanno arrecato anche tutti coloro che, nel Pd, non hanno voluto capire lo spirito di quell'accordo!

Su tutto, invochiamo l'antico silenzio, ristoratore e operativo, che al cardinale arcivescovo di Nazareth, il Nazareno, può avere ispirato, ai suoi tempi, la cinquecentesca “fontanella della ninfa” - oggi scomparsa e sostituita con un moderno manufatto - che era appoggiata al palazzo del futuro Collegio del Nazareno. Era - cito da “Roma segreta” - “una semplice cannella inserita in un prospetto marmoreo che versava l'acqua in una vaschetta rettangolare, sormontata da una bella lapide e da un'immagine di ninfa giacente. Sulla lapide erano incisi due distici latini che così recitavano: Io, ninfa di questo sacro luogo, qui dormo a custodia della fonte mentre ascolto il dolce mormorio dell'acqua. O tu che tocchi i concavi marmi, non interrompere il mio sonno; sia che tu beva sia che tu ti lavi, taci”.

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