DIS…CORSIVO. PERUGIA, PORCHETTA E CAPOEIRA

NOSTRADAMUS DI Maurizio Terzetti / Era inevitabile che da un’estate tutta grandi eventi e gioielli psichedelici si dovesse passare a un susseguirsi di eventi paesani e quasi da sagra come quelli che sono stati annunciati per Perugia da oggi a settembre. L

e intenzioni sono buonissime, lodevoli, ma il vestito che viene cucito indosso al capoluogo non è da capoluogo, è da paesone di provincia. Il titolo del cartellone, in inglese, è “Perugia is open”, ma non deve trarre in inganno: la sostanza degli appuntamenti richiama i calendari estivi di varia gastronomia e di altrettanto eterogenea proposta spettacolare che costellano la provincia umbra: danze esotiche e balli popolari. Eurochocolate, la grande fiera trasversale, sta mettendo radici oltre se stessa, tanto a Milano quanto localmente, da noi, nella Perugia sempre più orfana di cultura e omologata sul modello delle sagre di paese.
A un anno di distanza dal cambio di regime, questo è, questo accade, questo dobbiamo aspettarci. La novità è tutta qua, salvo la riaccensione delle mirabilia quando arriveranno i soldi della capitale italiana della cultura. Per adesso, trionfa lo “sbaracco”, via intermedia al nazional-popolare tracciata tra i resti del poderoso “Donca” e la continuità degli stand della cioccolata. Perugia diventa, in ogni caso, la più bella caricatura di se stessa. Se, fino ad un anno fa, era essa che cercava di imitare, con esiti alterni, la grande metropoli, adesso è la grande metropoli che la deprime e la ridicolizza, ponendola nelle mani e nell’azione – per certi versi provvidenziale – di Confcommercio, Confesercenti, Cna e Confartigianato.
I nuovi Priori lasciano fare, senza fare, probabilmente, considerazioni troppo intellettuali. Lasciano fare, e basta, sono solo consapevoli del fatto che la cultura di chi li ha preceduti non risorge da nessuna parte e che, semmai, se qualcuno li accusa un po’ troppo di provincialismo, lo rimandano alla prossima, imminente, edizione di Umbria Jazz, il massimo dell’ecumenismo senza radici e con profitto che si possa concepire di qua e di la dai continenti. Quest’anno, poi, c’è, in più, il riverbero della luce di “Expo”, che illuminerà di consapevole globalità ogni festa, ogni fiera, ogni calendario “open” sparso per la penisola: a Perugia, porchetta e capoeira.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.