DIS…CORSIVO. PLOVDIV, BULGARIA

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / La città della Bulgaria che condivide con Matera il titolo di Capitale europea della cultura per il 2019 si chiama Plovdiv. Mille chilometri separano, fra terra e mare le due città. Appena mille chilometri, con un percorso che, partendo da Matera, raggiunge Taranto, Brindisi, prosegue con il traghetto per Durazzo e Tirana e da Sofia raggiunge Plovdiv. È come se la scelta della Commissione europea per il 2019 avesse voluto instaurare questo legame diretto fra due città, assolutamente diverse tra di loro, ma poste quasi sulla stessa linea, a sud dell’Europa: di qua il meridione italiano e di là il meridione dell’Europa centrale. Vista da questa angolatura, la scelta della Commissione europea sembrava quasi obbligata, perché si svela, appunto, come orientata a creare una linea forte di contatto nel dolente sud del continente europeo.

E, se anche non fosse stata questa la motivazione della scelta, ugualmente mi piace pensare che possa essere stata questa perché, effettivamente, le aree interessate dalle due capitali della cultura sono situate ai bordi di quella integrazione europea che, sulla periferia dell'impero, fa tanto soffrire queste popolazioni: il sud dell'Italia, l'Albania, la Grecia stessa, la Bulgaria. Sono entità geografiche e politiche che, fino a qualche anno fa, erano lasciate indiscriminatamente al flusso di immigrazione che, per primo, ha sconvolto l'equilibrio sempre precario dell'Italia del sud. Ancora abbiamo negli occhi i primi barconi stipati di persone provenienti dall'Albania e arrivate a scaricarsi sui porti dell'Italia, della Puglia. Questo asse che si crea tra Matera e Plovdiv è come la suturazione di una ferita che qua e là continua, qualche volta, a sanguinare, anche se non è più aperta come alcuni anni fa. Adesso il fronte dell'immigrazione si è spostato radicalmente ancora più a sud, ha instaurato un rapporto direttissimo e drammatico con il continente africano e con i mondi musulmani e di altre etnie mediorientali che vi affluiscono e arrivano fino alla Sicilia. Ecco che la linea tra Matera e Plovdiv assume il significato simbolico di un risarcimento e di una spinta a considerare i confini problematici di qualche anno fa come le possibili vie di una integrazione e di una conoscenza reciproca, di una pacificazione progressiva che non può non portare frutti importanti nel cuore dell'Europa, quel cuore che decide e spesso deprime le frontiere meridionali. Ne sappiamo molto noi in Italia, e non solo a Matera, ne sa molto la Grecia, che è sulla linea di attraversamento del tragitto che va da Matera a Plovdiv, ne sa l'Albania con tutto il suo carico di problemi che continua a macinare tra economia progressivamente progredita e sacche di malaffare internazionale che li continuano a fiorire.Per il resto, non poteva esserci una città europea più differente da Matera. Per quanto poste su una linea quasi retta di congiunzione, la Basilicata e la regione di Plovdiv hanno due città eminenti tra loro molto dissimili. Matera ci è familiare e ci è divenuta sempre più familiare nel corso degli ultimi anni. Plovdiv invece, è e sarà una scoperta in senso assoluto. Non credo che siano in molti gli italiani che si sono recati per qualche motivo a Plovdiv, che dista, peraltro, solo 150 chilometri a sud est di Sofia. Plovdiv, in realtà, è la seconda città della Bulgaria, è una città molto popolosa, con 340.000 abitanti, e rispetto ai poco più di 60.000 abitanti di Matera, è obiettivamente una metropoli. Se si considera che è all'incirca due volte Perugia, si avrà un'idea della scelta che è stata fatta in Bulgaria di questa città rispetto ad altre concorrenti che non ci è dato di conoscere. Insomma, mentre in Italia è stata privilegiata una piccola, particolarissima città del sud, e questo fatto è accaduto per la prima volta, in Bulgaria si è puntato, Sofia esclusa, sulla città più grande di quella Nazione, un po' come se in Italia si fosse puntato su Venezia, Torino e in particolare Firenze, alla quale qualcuno sostiene che Plovdiv somigli abbastanza. La città ha una storia antichissima, ha una miriade di nomi con i quali è conosciuta nella storia: Kendros, Eumolpias dei Traci, Filippopoli dopo essere stata presa da Filippo II di Macedonia, poi via via Pulpudeva e soprattutto la Trimontium dei Romani e la Filbé dei Turchi; solo nel Seicento ha assunto il nome di Plovdiv. La città è costruita su sei colli, vi passa un fiume importante – il Maritsa - ed è una grande sintesi delle varie epoche in cui è stata di volta in volta innalzata e depressa dai conquistatori. Il suo punto di forza è la bellezza del centro storico, che è in stile Rinascenza bulgara, cioè di inizio Ottocento, ma molto deve esserle giovato il fatto di essere stata una delle città nelle quali è stato attivo un centro vitale del movimento democratico che ha portato alla caduta del regime comunista nel 1989. In più, però, Plovdiv ha fatto già valere le sue ragioni in tre circostanze - nel 1981, nel 1985 nel 1991 - ed è stata in questi tre anni sede di tre di altrettante Esposizioni internazionali. Sicuramente nel progetto di candidatura risultato vincente, Plovdiv ha insistito sul fatto di essere stata il crocevia di importanti vie di comunicazione già in epoca romana: all'altezza di Trimontium le strade imperiali si riunificavano e conducevano direttamente a Bisanzio. Dalla dominazione romana, che ha lasciato, con Claudio, Traiano e Marco Aurelio, tracce importantissime nel Foro, nel Teatro e nell'Ippodromo, fino alla modernità del Novecento la città di Plovdiv ha mantenuto questo carattere estremamente importante di via di comunicazione fra diverse culture. Ecco dunque che, nell'imminenza del 2019, se anche non lo facesse Plovdiv, Matera potrebbe farsi interprete di una concretizzazione del collegamento assolutamente istituibile fra i suoi Sassi e i grandi reperti romani che si trovano a Plovdiv e, comunque, creare un itinerario che da un capo all'altro è in grado di congiungere il Mare Mediterraneo e il Mare Egeo, che è il punto di riferimento per Plovdiv, solo a considerare che il fiume che l'attraversa va a sfociare nel Mare Egeo. E allora anche a tutti noi, che in Umbria siamo rimasti delusi dall'esito della candidatura di Perugia, potrebbe venire l'idea di metterci su questa pista, di essere i primi visitatori, sportivamente, di questo tragitto che la Commissione europea, non sappiamo se volente o nolente, ha comunque indicato come Capitale culturale della geografia d'Europa per l'anno 2019.

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