Centenario di “Liberi e forti”: l’attualità del messaggio di Sturzo

di Alvaro Bucci

Una franca denuncia dell’attuale questione che investe il corpo sociale e che minaccia le fondamenta della stessa democrazia. Nessuno, oggi, è in grado di dare voce allo smarrimento e almalcontento che la società italiana ed europea vivono. Siamo di fronte alla drammatica urgenza della forte disoccupazione; dell’invecchiamento della popolazione; della difficoltà di sviluppare politiche d’integrazione per gli immigrati e di sostegno ai giovani senza lavoro che continuano a fuggire dal nostro Paese”.  Si tratta di uno dei due impegni fondamentali (la “franca denuncia”) che si leggono nella “Dichiarazione finale” approvata dal Comitato Promotore e Scientifico al termine del Convegno Internazionale “L’attualità di un impegno nuovo”, in occasionedel Centenario dell’Appello ai Liberi e Forti (1919-2019) che si è tenuto a Caltagirone nei giorni 14-16 giugno scorsi. Un convegno che, promosso dalla Diocesi di Caltagirone, ha visto la partecipazione di 36 esperti e 12 relatori che hanno introdotto la discussione su i 12 punti dell’Appello ai liberi e forti che hanno costituito altrettanti tavoli tematici.

Nella prima giornata del Convegno è intervenuto il presidente della Cei, il card. Gualtiero Bassettiche, dopo aver osservato che la presenza dei cattolici nella società italiana “è un valore prezioso per l’Italia. Un valore che non può essere dimenticato o cancellato”, proprio in virtù di questo bagaglio immenso di valori e responsabilità, ha inteso rivolgere un “appello paterno” a tutti gli uomini e ledonne di buona volontà, invitandoli a prendersi cura “del nostro amatissimo Paese per ricucire il tessuto sociale del Paese che oggi appare sfibrato”.  “Un’opera di rammendo– secondo il porporato – da svolgere con spirito di servizio e carità, senza piegarsi a visioni ideologiche, utilitaristiche o di parte” e “senza seguire lo spirito del mondo e i pifferai magici dalle promessefacili”. Quella da ritessere – ha precisato il card. Bassetti –  è “una civiltà basata sulla centralità della persona umana e che rinuncia, in nome del Vangelo, a ogni volontà di oppressione del povero, ad ogni mercificazione del corpo umano e ad ogni rigurgito xenofobo”.

Infine, attualizzando l’appello sturziano, il card. Bassetti ha evidenziato che “oggi come ieri essere ‘liberi e forti’ significa andare controcorrente, rimanendo fedeli al Vangelo in ogni campo dell’agire umano, anche in quello politico, e farsi annunciatori gioiosi dell’amore di Cristo con mitezza, sobrietà e carità. Significa farsi difensori coraggiosi della dignità umanain ogni momento dell’esistenza: dalla maternità al lavoro, dalla scuola alla cura dei migranti. Perché, in definitiva, la vita non si uccide, non si compra, non si sfrutta e non si odia”.

Prima dell’approvazione della Dichiarazione finale, proposta dai membri del Comitato promotore, tra cui Matteo Truffelli, presidente dell’Azione Cattolica Italiana, e Salvatore Martinez, presidente nazionale di Rinnovamento nello Spirito, i lavori del Convegno si sono conclusi con un dialogo tra Ferruccio De Bortoli e Stefano Zamagni, presidente della Pontificia Accademia per le scienze sociali.

Secondo il professor Zamagni, stiamo vivendo un’epoca di transizione. Il modello bipolare Stato-mercato oggi è in crisi irreversibile. “Nell’era della nuova globalizzazione – ha osservato – il concetto di comunità viene confuso e ci si rende conto che è necessario inserire nella sfera pubblica un principio regolativo che né Stato né marcato hanno”. Per De Bortoliil mondo cattolico appare sempre in difesa del passato. “Non dobbiamo sacrificare le future generazioni”. Finora – ha aggiunto – abbiamo finanziato più il passato che investito nel futuro. E ciò va contro l’Appello ai Liberi e Forti e i valori che in questa giornata stiamo rilanciando.