La furiosa battaglia dialettica sul referendum di ottobre sta oscurando le sfide per il rinnovo dei sindaci. In concreto tutto sembra ridursi al ‘’Renzi si, Renzi no’’

La campagna elettorale per il rinnovo dei sindaci? O soltanto un gran battage in vista di un referendum costituzionale che chiamerà gli italiani alle urne soltanto fra cinque mesi? Le due vicende sono apparentemente separate, ma in concreto si mischiano e si confondono così tanto da far supporre che le elezioni comunali siano per la politica italiana una banale appendice della consultazione popolare di autunno. Il fatto è che anche per iniziativa di Matteo Renzi e per stimolo delle sue opposizioni (esterne ed interne al Pd) tutto sembra ruotare attorno al consenso e al dissenso che riguardano il sindaco dei sindaci nazionali, cioè il Presidente del Consiglio. Insomma si ha l’impressione che, al di là dei voti per i nuovi sindaci, tutto punti su un paio di refrain che attengono ad una persona. Questi: su un fronte si dice ‘’Salviamo il soldato Matteo’’, sull’altro si incalza ‘’Miriamo al petto del soldato Matteo’’. E per esaltare questi due concetti molto netti non si esita a mettere in campo i più disparati argomenti e le più variopinte iniziative: migliaia di Comitati, plotoni di professoroni che la pensano in un modo o nel modo opposto, leader di oggi, ma soprattutto leader di ieri (Ingrao, Nilde Iotti, Giorgio Almirante, De NIcola, Einaudi…) partigiani veri e partigiani sedicenti,transfughi, voltagabbana e transumanti di ogni specie.

Pderò rimangono sospese un paio di domande. Una: gli elettori delle città sotto voto comunale vengono davvero sollecitati a misurarsi con i problemi più impellenti dei loro territori? Due: gli italiani che già si sbracciano per il referendum in scena soltanto ad ottobre, sanno davvero di cosa si sta parlando? O annusano semplicemente il renzismo e l’antirenzismo?

Mah…si riuscirà a rispondere positivamente a questi quesiti?

RINGHIO

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