L’emozionato saluto al calcio d’ ‘er pupone’’ di Roma. Tutto molto coinvolgente e giusto. Ma anche qualche eccesso di ‘’venerazione’’ che avvilisce la carriera e la figura di un protagonista senza dubbio ammirevole.

L’addio al calcio, in diretta televisiva, di Francesco Totti. Emozioni, parecchie lacrime, una vistosa scenografia, in certi momenti anche parecchio coinvolgente. Nello sport ci sono momenti – e guai se non ci fossero – che chiamano in scena i sentimenti più del talento che sfoderano – o sfoderato- dai migliori protagonisti. Quando chiude la carriera un personaggio che ha suscitato vasti consenso è giusto – giustissimo – che la platea che l’ha seguito per anni gli tributi un adeguato ringraziamento finale. In fondo è il bilancio di un vibrante cammino affrontato insieme, fra tante gioie e qualche, inesorabile, amarezza. La fedeltà alla medesima causa, costellata da grandi meriti tecnici e da forte partecipazione emotiva, è bello che faccia emozionata sintesi nel momento in cui – per l’inesorabile legge della vita- il sipario deve per forza calare. Nel caso di Torri, ‘’er pupone’’, Roma, ma anche l’Italia calcistica, hanno fatto bella ala all’addio di un sicuro campione.
Poi…poi c’è chi esagera nel dire e nel fare. Profluvi di parole che sono andate oltre la sacrosanta ammirazione tecnica per un calciatore che, senza dubbio, coi piedi ha concretizzato bellissime cose. Abbiamo ascoltato, nel tardo pomeriggio di domenica, l’rrefrenabile …’’sfogo’’ retorico di un cronista che, in atteggiamento non di semplice stima, ma di ingovernata venerazione, ci ha raccontato un Totti Santo, una reliqua da baciare. Senza riprendere fiato è andato avanti per venticinque minuti e, di sicuro, avrebbe trovato altri diecimila aggettivi, se non lo avessero fermato dalla sede centrale. E’ arrivato a onorare ‘’l’olio canforato che, negli anni della carriera d’ ‘er pupone’’ ha carezzato ‘’quei miracolosi muscoli’’.
Mah… c’è un limite anche alla giustissima voglia di stringere la mano al protagonista che fa un passo indietro. Venerando…venerando, si finisce col rendere meno affascinante la figura dell’attore al quale si vuol rendere omaggio. Viene da dire che la grande bravura di Totti non meriterebbe una prosternazione così avvilita e avvilente.

RINGHIO

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