LEVANTE. Considerazioni del mattino CHIARA DA TORINO

di Maurizio Terzetti
Per una donna che sembra non andare in cerca di troppa deteriore presenza mediatica, l’uscita di Chiara Appendino, sindaca di Torino, nella città di Assisi rappresenta un evento di straordinaria comunicazione del proprio essere politico e amministrativo.
Di lei, al contrario di quanto è accaduto per Virginia Raggi, sindaca di Roma, si è sentito parlare davvero poco sulla scena nazionale e la sua immagine bisogna davvero andarsela a cercare nelle pieghe delle dirette streaming del Consiglio comunale di Torino, ordinatissime ed eficaci sotto molti punti di vista compatibilmente con i limiti che questo mezzo di informazione in diretta palesa e rende chiaro che sono insuperabili, a Torino come ad Assisi.
Longilinea, ridente, bizzarra, battagliera, ha un sorriso simpatico, accattivante anche nella durezza dei comportamenti da pasionaria dei Cinque Stelle.
Se nel sorriso si rivelano diversità sostanziali di personalità, fra il suo modo di acconciare le labbra per guardare negli occhi l’interlocutore e quello di Virginia Raggi ci corre un treno di differenze: l’Appendino sorride rotondamente, sembra addirittura con spontaneità, la Raggi, invece, lo fa in maniera tagliente, rimandando alla grazia dei suoi lineamenti ogni altra attenzione da parte di chi l’ascolta.
E l’Appendino, l’abbiamo vista ad Assisi, sembra proprio ascoltarti, mentre la Raggi risponde velocemente per fuggire via dall’assalto dei cronisti. L’Appendino non teme chi le fa domande, la Raggi è sempre prevenuta. Chiara da Torino è in tutti i sensi chiara, Virginia da Roma è in tutti i sensi evasiva.
Ci si può chiedere quanto le diverse formazioni culturali delle due donne e le imparagonabili situazioni politico-amministrative di Torino e di Roma incidano su tanta differenza di personalità, ma non si arriverebbe lontano con l’analisi. Questa è presto fatta: l’Appendino eredita una situazione comunale difficile ma non disperata e quindi agisce con maggiore tranquillità, la Raggi eredita l’inferno romano e quindi di girone in girone s’avvita in una spirale dantesca e surreale.
Ma tutto ciò non basta, perché credo, prima di tutto, nelle caratteristiche, quasi cromosomicamente determinate, del personale politico, maschile e femminile, che assume incarichi politici di rilievo.
Un po’ di fisiognomica, a volte, non guasta, ed ecco Chiara, ed ecco Virginia.
Le donne, poi, rispetto agli uomini, hanno un potere rivelatore del ruolo delle prorpie personalità che gli uomini non hanno, o forse solo hanno perso dopo millenni di esercizio del potere. Le donne, che il potere se lo stanno conquistando solo da qualche secolo, sono più immediate e dirette degli uomini nel far conoscere la propria caratura politica, giudizi, emozioni e velleità compresi.
E ciò, nel caso di Chiara e di Virginia, è particolamente importante perché le due donne hanno su di loro un peso non certo leggero: hanno mai riflettuto, magari en passant e senza deprimere città come Milano e Napoli, che si trovano ad essere sindache di due fra le tre capitali che l’Italia unita ha conosciuto e che la terza capitale è stata appannaggio di un uomo che oggi è Presidente del Consiglio? Il destino, o la nemesi, in tutto questo viluppo di relazioni, non avranno per caso un loro peso?

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