LEVANTE. Considerazioni del mattino UNA PARTICOLARE VISTA SUL LAGO

di Maurizio Terzetti

Potrà sembrare insusuale fare l’elogio di un ospedale, ma oggi mi viene proprio in mente qualcosa di poetico e di liberatorio, oltre che di utile e di funzionale, a proposito del nosocomio di Castiglione del Lago.

Se ne è parlato, ieri, perché sulla struttura sono stati fatti investimenti decisamente di qualche peso per la riqualificazione, con progetti per ulteriori interventi da oggi ai prossimi due anni.

Mi va di parlarne oggi, di nuovo, sotto un’angolatura che vuole mettere in risalto il valore estetico e ambientale di assoluta originalità che l’ospedale di Castiglione del Lago non divide con nessun’altra struttura regionale.

Se guardiamo, infatti, alle caratteristiche architettoniche delle strutture ospedaliere umbre, constatiamo il pressoché generale ricorso a uno stile costruttivo necessariamente moderno e ipermoderno per il cui inserimento condiviso dalla gente nel paesaggio umbro dovranno passare decenni.

Intanto, sono passati gli anni che hanno permesso un po’ a tutti noi di familiarizzare con l’idea e con la pratica di abbandonare i vecchi ospedali di città e di andarci a curare fuori delle mura, in aperta campagna, sotto avveniristici tendoni di cemento e inondati a ogni ora del giorno dal sole pieno, che invece, nei vecchi nosocomi di città, faceva capolino dai vicoli e da poche vetrate piazzate in corrispondenza di aeree camerette a pagamento.

La caratteristica che fa unico e tipico l’ospedale di Castiglione del Lago è il suo perfetto insediamento nel centro del borgo, che gli conferisce la grazia, l’eleganza e il decoro di ogni monumento storico dal quale è circondato. Mutua la sua bellezza, questo ospedale, dal Palazzo della Corgna, dalla Fortezza del Leone, dal panorama che affluisce dal centro del Trasimeno sulla via Belvedere sottostante, dagli uliveti che soccorrono di serenità lo sguardo degli ammalati, dalla vivacità che arriva dal centro di Castiglione senza disturbare la quiete necessaria ai ricoverati.

Se dovessi scegliere l’ospedale ideale umbro nel quale ricoverarmi, non avrei esitazione. Qualunque fosse il mio stato di salute all’atto dell’accettazione, mi rincuorerebbe l’atmosfera cittadina, solidale e loquace del borgo e mi distenderebbe la vista del lago, lì a due passi, con i riflessi delle onde sotto il sole che s’inerpicano su per la costruzione ospedaliera e qua e là occhieggiano all’interno, fornendo una nota di complice superiorità della natura su ogni male per il quale fossimo venuti in ospedale a Castiglione del Lago.

Lo so che può rappresentare, tutto ciò, un valore con effetti di “placebo” e niente più.

Eppure – senza speculare minimamente sulla salute dei tanti ricoverati, oggi, in quell’ospedale – credo che lì un sospiro di qualche sollievo, provocato dall’ambiente e dal paesaggio, può arrecare un miracolo di benessere in più rispetto alle tante, funzionali strutture costruite ex novo negli aridi appezzamenti fondiari delle periferie dei nostri centri storici.

Conta, questa dolcezza a volte struggente di un ospedale sul lago, nei termini di quel rapporto con se stesso che un malato deve poter conservare quale che sia lo stato della sua salute. Probabilmente, anche le moderne strutture di cui è dotata la regione contribuiscono a dare al modello sanitario umbro una dimensione a misura di natura e di paesaggio, di storia e di spiritualità. Ma è certo che qui, a Castiglione del Lago, quella dimensione s’è potuta conservare con tutto il borgo e non ha bisogno, oggi, di nessun altro intervento architettonico per imporsi e, fin dove è possibile, per farsi scegliere.

 

 

 

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