DIS…CORSIVO. APOLOGO DEI CONSIGLIERI SILENZIOSI

DIS…CORSIVO. APOLOGO DEI CONSIGLIERI SILENZIOSI

NOSTRADAMUS di Maurizio Terzetti / L’ape regina, come ho scritto nel raccontino di ieri, s’era circondata di un buon numero di consiglieri e la stessa cosa aveva fatto il fornaio ascetico con quale era in concorrenza..

Questi consiglieri, dell'uno e dell'altro panificio, avevano il compito di collaborare alla definizione dei programmi di lavoro dei due forni, di stare il più possibile a contatto con i cittadini, di specializzarsi in alcuni compiti, anche operativi, capaci di dare forza di legge all'attività dei panifici. La legislazione di più ampio respiro, nazionale, rimaneva di competenza dello Stato e delle istituzioni locali; i provvedimenti presi dai consiglieri dell'ape regina dovevano invece dare razionalità e sviluppo alle attività produttive che, a livello locale, la comunità svolgeva o chiedeva di svolgere.
Qualcosa, però, in questo meccanismo, come ho scritto nel raccontino di ieri, non funzionava. I consiglieri dipendevano dai loro “capitani” più di quanto questi dipendessero dalle loro competenze, esperienze, vicinanza alla gente. In più, specie negli ultimi anni, avevano cominciato a essere un costo troppo elevato per la comunità locale, che aveva reclamato a gran voce la drastica diminuzione del loro numero.
Ottenuto ciò, le cose non erano migliorate: l'apporto dei consiglieri alla vivacità della vita economica e sociale del paese non si riusciva a valutarlo, a vederlo nella sua reale efficacia. I consiglieri, il più delle volte, davano l'impressione di avvalersi, a loro volta, di tanti altri esperti in vari settori che finivano però sempre per rimettere degli aiuti di carattere freddamente amministrativo. Ed era anche successo che, proprio in questo campo, enormemente lontano dal mondo produttivo dei panifici, l'apparato dei tecnici, per così dire, fosse stato ripreso e censurato, a causa di atti non fatti a regola d'arte, dal potere dello Stato centrale.
I consiglieri dell'ape regina e del fornaio ascetico cadevano ogni giorno di più in discredito. E non reagivano. La cosa più grave era che non si scrollavano di dosso la loro apatia. Passavano interi, lunghi periodi senza fare dichiarazioni, senza prendere la parola in pubblico, senza rivendicare il diritto alla parola esortatrice e ispiratrice in nome della quale i rispettivi “capitani” li avevano voluti nelle loro squadre. Svelavano, con il loro mutismo, la condizione di puro servizio ai loro capitani che, seppure dovuta, non poteva esaurire il loro compito.
Di tutto ciò la gente del paese s'era accorta da molto tempo e non poteva più sopportare che i consiglieri parlassero, a lungo e in maniera quasi petulante, quando si trattava di chiedere un consenso per la loro elezione e poi tacessero per giorni e giorni in attesa di decisioni sul loro futuro.
C'era, infatti, un meccanismo di scelta dei consiglieri molto complesso, in base al quale l'ape regina, ma anche il suo avversario, proponevano ai loro clienti una rosa molto ampia di nomi per arrivare a sceglierne un numero molto limitato, dal quale doveva poi essere isolato un gruppo di super consiglieri da affiancare stabilmente al “capitano” vincente nella guida economica e sociale della comunità.
S' innescava, così, una sorta di concorrenza molto leale con le istituzioni tradizionali e costituite (Comuni, Province, Regioni) e questi organi che si creavano sulla scia del potere produttivo dell'ape regina e del fornaio ascetico finivano per assomigliare molto ai Consigli e alle Giunte che ognuno di noi conosce fin troppo bene (il Consiglio regionale, ad esempio, è stato rinnovato proprio in questi giorni, per la Giunta siamo ancora in fiduciosa, trepida attesa).
Mentre, però, i consiglieri delle istituzioni comunali, provinciali e regionali parlavano e si facevano sentire, quelli dell'ape regina e del fornaio ascetico erano precipitati in un mutismo penoso e avvilente: non proponevano, non consigliavano, non producevano leggi, compivano errori.
Così, su richiesta del popolo, le istituzioni costituite posero l'ape regina di fronte a un aut aut molto perentorio: o si attrezzava con una squadra di collaboratori validi e di autonoma personalità o tutta la sua “corporazione” decadeva e qualcun altro si sarebbe occupato dell'economia e della società che vivevano intorno ai forni, principale risorsa del paese.
L'ape regina si rese conto del pericolo che correva il suo potere, mandò al diavolo tutte le piccole manovre nelle quali si era dovuta invischiare con i potentati locali detentori di pacchetti “decisivi” di voti e, per la prima volta, nuotò liberamente tra le preferenze che la gente gli suggeriva, costruendo le competenze della squadra d'accordo con un gruppo di audaci consiglieri che, per di più, parlavano tanto, soprattutto col cuore.

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