Sentimenti contrapposti fra la gente mentre si mette in cammino il Giubileo della Misericordia: la paura c’è, ma il coraggio sembra prevalere.

Paura e coraggio. Due concetti contrapposti eppure mischiati nel momento in cui è partito il Giubileo della Misericordia.

La paura, a Roma, è testimoniata non solo dalla scrupolosissima e indispensabile sorveglianza alla quale è stato sottoposto ogni ‘’pellegrino’’ desideroso di accostarsi a piazza San Pietro, ma anche da un colpo d’occhio sulla folla che è andata ad assistere all’apertura della Porta santa: cinquantamila persone dicono abbastanza di quanti, proprio per prudenza, hanno rinunciato ad andare. Un sentimento- la cautela- verificato da qualche giorno perfino da ristoratori e tassisti , pronti a raccontare, con rammarico, che ‘’nella capitale c’è meno gente del previsto’’. E gli alberghi hanno registrato qualche significativa rinuncia.

Reazioni comprensibili alla luce dello stragismo che sta dilagando in diverse parti del mondo e anche delle minacce, neanche tanto velate, lanciate dai portavoce dell’Isis.

Però, in contrapposizione, il coraggio. Parola forte, stato d’animo più che necessario diffuso e rilanciato anzitutto da Papa Francesco che ha incitato ad affrontare le attuali sensazioni con vigore e amore.

La ‘’Porta aperta’’ e le migliaia di ‘’Porte aperte’’ nelle Chiese di ogni Continente sono, al contempo, un simbolo e un incitamento. Inviti ad ‘’entrare’’ e a far entrare. Certo, oggi, con l’irrinunciabile prudenza, ma anche senza cedere il passo a chi vorrebbe terrorizzare.

Il Papa (i due Papi insieme, verrebbe da dire) mostra la strada da intraprendere: con occhi aperti, però con la voglia di camminare in avanti.

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