Si riapre dopo 11 anni l’inchiesta sulla scomparsa di Barbara Corvi. Interrogato pentito ‘ndrangheta domani a Terni.

Si riapre , dopo 11 anni, l’inchiesta sulla scomparsa di Barbara Corvi , sparita nel nulla il 27 ottobre del 2009 in provincia di Terni. Venerdì sarà interrogato in Procura alla Spezia, un pentito di ‘ndrangheta che vive in una località della provincia ligure. L’uomo per il caso Corvi è indagato con l ‘ accusa di omicidio volontario in concorso con altra persona al momento ignota. L’indagato sarebbe un parente del marito della donna , riporta il Secolo XIX,  inserito fino a poco tempo fa  in un programma di protezione. Della vicenda si era occupata anche la trasmissione  ” Chi l’ha Visto ? “, dove  all’inizio dell’anno le sorelle della donna,  che all’epoca aveva 35 anni, avevano annunciato di aver chiesto alla Procura di riaprire il fascicolo archiviato. Barbara Corvi, mamma di due figli , scompare nel nulla ad Amelia, dopo che il marito Roberto Lo Giudice , ha scoperto la sua relazione con un altro uomo. Due mesi dopo lui inizia una storia con un’altra. Mentre si indaga per la scomparsa della mamma , emerge un retroscena allarmante. Anche la cognata di Lo Giudice , moglie di suo fratello, 15 anni prima , era scomparsa nel nulla dopo essersi innamorata di un altro uomo. Barbara Corvi scompare dalla sua casa di Amelia il 27 ottobre 2009, a casa lascia tutto: i vestiti, il cellulare, la borsa e i documenti. Restano  nel piccolo paesino di Montecampano anche i soldi della donna. A vederla per l’ultima volta il marito Roberto Lo Giudice, che quel pomeriggio l’avrebbe riaccompagnata a casa in auto  per poi andare a fare delle commissioni. Allarmati e preoccupati i figli Salvatore e Giuseppe , 15 e 19 anni, dai quali Barbara non si sarebbe mai separata. Per il marito invece, si sarebbe trattato di una fuga pianificata da tempo. A dargli ragione arriva una cartolina da Firenze indirizzata a uno dei figli della coppia: ” Ho bisogno di stare un po’ da sola. Baci, mamma”. Le indagini confermano che tra moglie e marito c’ erano stati forti contrasti. Barbara si era innamorata di un altro uomo, Carlo e di questa relazione  suo marito era venuto a conoscenza quattro giorni prima della scomparsa, quando l’ex di Carlo gli aveva portato ” le prove” della relazione. Il giorno prima della scomparsa di Barbara, il 26 ottobre,  in famiglia c’era stata una dura discussione che riguardava proprio le  infedeltà della donna. Roberto Lo Giudice  continuerà a dire agli inquirenti che Barbara era andata via volontariamente e che aveva trovato rifugio in un convento di Firenze, la stessa città da dove la donna aveva scritto ai figli. Quella cartolina  era l’unico elemento a supporto della tesi  della fuga , una tesi che, tuttavia, si sgretola rapidamente quando la perizia grafologica conferma quanto già detto da Salvatore e Giuseppe: quella non è la scrittura di Barbara. Malgrado questa scoperta, Roberto continua a sostenere che sua moglie sia andata via  di sua volontà,  intanto convive con un’altra donna. Nel 2014, dopo 5 anni di indagine, il fascicolo con l’ipotesi di reato di sequestro per la scomparsa di Barbara Corvi, viene archiviato dalla Procura di Terni. Nel febbraio scorso le sorelle di Barbara, attraverso la trasmissione di Rai3 ” Chi l’ha Visto? ” chiedono alla Procura di Terni di dare un nuovo impulso alle indagini, nonostante il fascicolo sul caso sia stato archiviato. Irene e Monica non si arrendono, vogliono sapere la verità , convinte che Barbara sia stata uccisa. Sono passati più di cinque mesi da quell’appello delle sorelle della donna scomparsa e oggi il caso si riapre a 400 chilometri di distanza. La svolta arriva alla Spezia, dove i Carabinieri hanno notificato l’invito per un interrogatorio a un pentito di ‘ndrangheta che vive da tempo nell’estremo levante ligure. Dopo undici anni forse siamo ad un passaggio cruciale  dell’inchiesta . Domani, venerdì 31 luglio, il pentito si presenterà alla caserma dei Carabinieri di Terni, accompagnato dagli avvocati Jacopo Memo e Giorgio Colangelo,  per sostenere un interrogatorio davanti al Procuratore capo Alberto Liguori.