ANNO NUOVO PROBLEMI VECCHI

di Pierluigi Castellani

Quando inizia un nuovo anno si spera sempre che il futuro sia migliore e che faccia dimenticare quanto di negativo si è registrato nel vecchio. Questo anno 2024 non sembra così. Purtroppo la guerra continua ad insanguinare i confini dell’Est Europa ed a registrare vittime e distruzione nella Terra Santa ove il conflitto ebraico palestinese vive punte di atrocità mai registrate fino ad ora. E nella politica italiana assistiamo ancora ad un ripetitivo ed infecondo dibattito, che sembra registrare l’impotenza delle forze politiche incapaci di risollevare un confronto appiattito su schemi consueti, che nulla fanno sperare in una evoluzione positiva per il futuro. La destra ora al governo, divisa al proprio interno da una forte competitività, sta rivelando tutta la fragilità della sua classe dirigente giunta al potere inaspettatamente ed impreparata nonché incapace, nonostante roboanti proclami, di dare un respiro lungo alla politica del paese. Le opposizioni, ugualmente divise, rimangono impegnate in una distruttiva concorrenzialità anziché nella ricerca di dare feconda concretezza a quella diversità tanto vantata rispetto alla destra. Così la politica italiana si trascina in una ingessata impotenza, che certamente non ricondurrà alle urne i tanti disaffezionati rifugiatisi nel crescente astensionismo. Quello che soprattutto questo inizio di anno denuncia è la mancanza di consapevolezza da parte delle opposizioni della necessità di dare luogo ad una credibile prospettiva di alternativa. La democrazia è tale se rende reale la possibilità della contendibilità del potere in una virtuosa alternanza, che prospetti ai cittadini un futuro migliore. C’è questa consapevolezza nei partiti oggi all’opposizione ? Non sembra proprio. Rimangono prigionieri di una logica che li costringe a coltivare i propri ristretti orizzonti anziché  quello di darsi una comune prospettiva per il governo del paese. L’Italia ha bisogno soprattutto di questo se si vuole coltivare almeno la speranza di un cambiamento. Questa necessità si registra a tutti i livelli di governo, anche locale. Ed invece di costruire qualcosa in comune per il governo di regioni ed enti locali, che vanno al voto nella prossima primavera, si assiste ad una litigiosità, che non solo investe i rapporti tra le forze politiche ma anche i partiti al loro interno. Così sta avvenendo in Sardegna con la contestata candidatura della grillina Todde, così pure a Firenze, mentre a Perugia, pur nella necessità di un’alternativa, si assiste ad un diverso posizionamento dei partiti ancora attardati a conquistare i posti ai blocchi partenza della corsa anziché  ad essere protesi verso la conquista del traguardo di arrivo. Occorre qualcosa che lanci la sfida alla destra e che sia credibile. Qualcuno invoca la necessità di un federatore, come avvenuto con l’Ulivo di Romano Prodi. Ma la storia non è ripetibile stante il contesto molto diverso sia nazionale che internazionale. Eppure , almeno a livello nazionale, ci sarebbe qualcosa che potrebbe dare un respiro lungo a questa esigenza. Ora si va alle elezioni europee del prossimo giugno. Ebbene, in un contesto geopolitico così mutato come quello di oggi, l’idea dell’Europa potrebbe rappresentare un elemento catalizzatore e distintivo. Mentre la destra è alle prese con il populismo sovranista rilanciare il progetto di un’Europa più matura e più forte potrebbe essere l’occasione  per coinvolgere gli italiani nel segno di un grande obbiettivo  portatore di sviluppo e di pace. Infatti nel mentre si assiste ad una competizione sempre più inquietante tra l’Est e l’Ovest del mondo, laddove all’Ovest si affacciano incognite di popoli e paesi come la Cina, l’India ed il neoimperialismo della Russia di Putin, l’Europa può avere ancora il suggestivo fascino di essere la chiave perché gli italiani e tutti gli europei possano sentirsi protagonisti di una storia affascinante ancora tutta da costruire.