Meloni e Bori, piano liste d’attesa è presa in giro: i democratici svelano l’arcano. Gli anziani rinunciano alle visite

“Il nuovo piano per l’abbattimento delle liste d’attesa, così come anticipato sulla stampa dalla presidente della Regione Tesei, è una vera e propria presa in giro. L’ultima trovata del duo leghista Tesei Coletto ? Rendere più difficile l’ottenimento delle prescrizioni mediche e costringere i cittadini a rivolgersi agli specialisti, le cui liste si allungheranno a loro volta, invece che ai medici di famiglia”. E’ quanto sostengono i consiglieri regionali del Partito democratico Simona Meloni, capogruppo, e Tommaso Bori, vice presidente della commissione sanità.  “Purtroppo – affermano – niente di nuovo sotto il sole, infatti, invece di investire maggiori risorse, procedere con nuove assunzioni ed estendere gli orari di apertura degli ambulatori specialistici e diagnostici, viene escogitato l’ennesimo stratagemma atto a disincentivare i cittadini a rivolgersi al sistema pubblico. E’ lo stesso metodo che è stato utilizzato per contenere la spesa farmaceutica, ovvero, fare in modo che i medici riducano il numero di ricette e prescrizioni”. Secondo Meloni e Bori “così facendo le liste d’attesa diminuiranno pure, ma solo per effetto di un sistema che, invece di promuovere la sinergia tra medici di famiglia e specialisti, umilia i primi e valorizza i secondi, con la conseguenza che sarà più difficile e costoso ottenere la richiesta medica indispensabile per procedere ad approfondimenti ed esami. Altro che cure adeguate e uniformi o medicina basata sulle evidenze”. E’ duro il commento dei due esponenti dem che mettono il dito nella piaga e svelano l’arcano. La presa di posizione arriva a pochi giorni dal discorso di fine anno del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che riferendosi al problema delle liste di attesa per le cure sanitarie ha lanciato l’allarme sui “tempi inaccettabilmente lunghi”. ” Peraltro -proseguono Meloni e Bori – in una recente intervista, la presidente Tesei parla di portare le liste d’attesa  a livelli fisiologici, ovvero al 35 per cento di prestazioni in sospeso, dopo che in passato, ne aveva annunciato il loro azzeramento aprendo i cordoni della borsa in favore dei privati. Ciò che appare ancora più sbalorditivo è il fatto che si sparino in libertà delle cifre a caso per giustificare un fallimento che, come sanno bene i cittadini, sulla sanità è senza appello. L’unica logica seguita è quella dei tagli, altro che riorganizzazione ed efficientamento. Tagli ai medicinali, ai materiali di consumo, agli investimenti, alle prestazioni, ai reparti e adesso perfino a 20 primari. Non si vuole ammettere che migliaia di umbri rinunciano, per sfinimento, a curarsi all’interno del sistema pubblico. Le rinunce sono ben oltre il 10% dichiarato dalla Tesei. Nel biennio 2021-2022 secondo l’Istituto di Sanità in Umbria, ben 74 mila anziani hanno rinunciato alle visite e agli esami, e, al di là del rischio Covid, il 36 per cento di loro, specie i più fragili e meno abbienti, non si è curato a causa delle liste d’attesa: altro che invecchiamento attivo. Temiamo fortemente che il nuovo Piano sia stato elaborato solo per migliorare i numeri e le fredde statistiche più che tentare di risollevare davvero le sorti di un sistema sanitario regionale che non viene messo nelle condizioni di rispondere adeguatamente ai bisogni dei cittadini. Basta con i piani straordinari per dare soluzioni alle liste di attesa – concludono Meloni e Bori – occorrono interventi strutturali che intervengano a risolvere in modo definitivo questa situazione non più accettabile”.