ANNO SCOLASTICO NUOVO PROBLEMI DI SEMPRE

di Pierluigi Castellani

Anche in Umbria gli alunni si accingono ad affollare le aule scolastiche e questo appuntamento non può non condurre a qualche riflessione sulla scuola e sulla sua incidenza nella società. Ogni anno è costume fare i migliori auguri alle generazioni di giovani, che varcano ancora una volta  dopo le vacanze estive la porta della scuola, ma ogni anno si ripresentano i medesimi problemi , che la scuola italiana e quella  umbra debbono affrontare. Con una novità che va registrata. Il calo demografico incide sempre di più sul numero degli studenti e quindi sugli organici e sul dimensionamento delle scuole.  Questa occasione va colta non già per diminuire la scuola, ma come un’occasione per rafforzarla,  per fare più scuola anziché meno scuola. Anche del resto fatti recenti, che hanno riguardato il mondo degli adolescenti, inducono a fare una seria riflessione sul tempo scuola, sulla qualità dell’azione educativa, che incombe sempre di più sul mondo scolastico visto che la famiglia preferisce spesso delegare alla scuola tutta la responsabilità di educare i propri  figli. Durante le lunghe vacanze estive, nei pomeriggi di tutti i giorni gli adolescenti sono lasciati a se stessi e così nascono le baby gang e fatti gravissimi come quelli registrati a Caivano. Come si risponde a questa emergenza? Non si può privilegiare l’aspetto repressivo, come sembra fare con i suoi primi passi il governo Meloni. Occorre risanare le periferie delle nostre città, offrire alternative formative agli adolescenti togliendoli dalla strada e destinare più risorse per assicurare a tutti il diritto allo studio. Per questo ci vuole più scuola, che significa più docenti, un’offerta formativa  più qualificata e più articolata, con un maggiore impegno dello Stato per dotare la scuola di un habitat più accogliente, con più strumenti e naturalmente cercando di coinvolgere anche la famiglia la cui azione educativa non deve limitarsi a difendere i propri figli ricorrendo contro le bocciature ai Tar, che dovendo giudicare solo sulla legittimità e non sul merito spinge gli insegnati a dedicarsi più agli aspetti formali ,che ai contenuti di una completa azione educativa. Naturalmente non può perdersi di vista lo status dei docenti, che hanno perso nel tempo autorevolezza e considerazione, che invece meritano, da parte della società, maggiore considerazione significa anche  retribuzioni adeguate all’impegno che profondono nella scuola. Oggi la professione di insegnante non sembra più attrarre le nuove generazioni soprattutto nelle zone del paese più ricche, dove un giovane laureato ha sbocchi lavorativi  più attraenti in termini  retributivi e di status sociale. Non è quindi più rinviabile il tema dell’impegno dello Stato per la scuola pubblica, l’unica che essendo capillarmente diffusa  può assicurare un’adeguata copertura dell’esigenza educativa del paese. C’è bisogno di riforme ed è strano, che ora il governo di destra riscopra il tema dell’istruzione di secondo grado a quattro anni per rendere l’Italia allineata con gli altri paesi europei dove i giovani concludono il percorso per il diploma a diciotto anni. Si dovrà ricordare, che questo dei quattro anni,  anziché  cinque, dell’ istruzione superiore fu affrontata dalla riforma proposta dal ministro Berlinguer del primo governo Prodi. Quella riforma fu affossata dalla ministra Gelmini con la vittoria del centrodestra . Sembra quasi di poter dire che il nostro paese giunge sempre tardi all’appuntamento con la storia perdendo anni preziosi nei quali si poteva impostare una seria ed impegnativa politica per la scuola italiana. Infatti non bastano i pochi tutor del ministro Valditara per riqualificare l’azione della scuola. E’ necessario che l’intero paese prenda coscienza che è sulla scuola che si gioca il futuro dell’Italia. Quindi nuovo anno scolastico e problemi di sempre. Ma come ogni anno anche questa volta vogliamo indirizzare agli alunni , agli insegnati ed a tutti gli operatori scolastici un caldo augurio di buon anno scolastico.