CONSIGLIO REGIONALE, “DISPOSIZIONI IN MATERIA DI ADDIZIONALE REGIONALE IRPEF”

È iniziata a Palazzo Cesaroni la discussione delle “Disposizioni in materia di addizionale regionale Irpef”. L’atto predisposto dall’Esecutivo regionale si basa sui cinque scaglioni di reddito previsti dalla normativa nazionale (il primo fino a 15 mila euro, il secondo fino a 28 mila, il terzo fino a 55 mila, il quarto fino a 75 mila euro, il quinto oltre i 75 mila) per prevedere una rimodulazione delle aliquote dell’addizionale regionale che “mantenendo l’invarianza fiscale, riduce il carico sulle fasce reddituali più deboli, introduce incrementi progressivi per scaglioni di reddito”. L’addizionale regionale Irpef fu disciplinata per la prima volta nel 2001 e la Regione Umbria la quantificò nello 0,2 per cento, da applicarsi all’intero reddito (con esclusione di quelli del primo scaglione). L’imposta verrà ora calcolata sulla quota eccedente lo scaglione fino a 15 mila euro, “con sgravi per la seconda e terza classe di reddito (che rappresentano il grosso dei contribuenti, rispettivamente 163 mila e 228 mila) ed una lieve incidenza sul quarto”. Il relatore di maggioranza,

 

LUCA BARBERINI (Pd), ha illustrato il provvedimento spiegando che non c’è “NESSUNA OPERAZIONE ROBIN HOOD E LE SPESE REGIONALI SONO STATE GIÀ TAGLIATE – La Regione Umbria da dodici anni non interviene, non fa modifiche in materia di fiscalità sull’Irpef, sui redditi delle persone fisiche, ma soprattutto non fa e non introduce ne ha mai introdotto incrementi. La proposta che viene presentata contiene queste variazioni all’addizionale: primo scaglione (0 – 15 mila euro, nessuna maggiorazione), secondo scaglione (15 – 28 mila, + 0,4), terzo scaglione (28 – 55 mila, +0,45), quarto scaglione (55 – 75 mila, +0,5) e quinto scaglione (oltre i 75 mila euro annui, +0,6). Si determina di fatto un’invarianza del gettito complessivo dell’addizionale per le casse regionali, dato che la stima prevede un passaggio degli introiti da 18 milioni 282 mila a 18 milioni 295 mila euro.

 

Gli effetti sui cittadini umbri sono assolutamente marginali: aiutano le fasce con un reddito fino a 30 mila euro e portano un lieve incremento di tassazione per i redditi che vanno dai 55 mila euro in su. Parliamo di lievissimo e marginale incremento, come peraltro anche la diminuzione che viene rappresentata da questa manovra per le fasce più basse è una riduzione non significativa, ma sicuramente un segnale degno di attenzione. L’intervento sulle fasce di reddito fino a 16mila euro dà un guadagno di circa 30 euro, mentre l’incremento di tassazione sui redditi di 40mila euro comporta un incremento di soli 26 euro all’anno. Nella sostanza ci adeguiamo a una normativa nazionale, con una addizionale proporzionale che prevede l’esenzione assoluta fino a 15mila euro e una riduzione del carico per i redditi fino a 30 mila euro.

 

La rimodulazione delle aliquote dell’addizionale avrà effetti positivi per l’80 per cento dei contribuenti umbri: per il 33 per cento dei contribuenti, quelli che hanno un reddito annuo fino a 15mila euro, si conferma l’esclusione dell’imposizione fiscale; per oltre il 46 per cento dei contribuenti si registra un vantaggio fiscale lieve e per inverso si avrà un piccolo incremento a carico dei redditi più alti. La Regione Umbria continua a essere una di quelle che applica tasse tra le più basse. L’Umbria ha cancellato tutte le tasse di concessione, a eccezione quelle su caccia, pesca e raccolta tartufi, non ha applicato imposta regionale sulle emissioni sonore degli aerei, non ha mai aumentato la tassa automobilistica, ha applicato al minimo di legge l’addizionale regionale sul gas metano e di fatto l’addizionale non subisce modifiche o incrementi da oltre dodici anni. Nel dibattito in Commissione le opposizioni hanno richiesto con forza una riqualificazione della spesa, per chiedere meno ai cittadini.

 

Una parte della maggioranza chiedeva un incremento ulteriore di imposte per destinare queste maggiori imposte a settori che sono in forte criticità e sofferenza. La razionalizzazione e il contenimento della dinamica delle spese sono stati già perseguiti in questi anni: riduzione dei componenti dei consigli di amministrazione e dei collegi sindacali, riduzione dei compensi dei gettoni retribuzioni corrisposte a organi e organismi di enti e agenzie controllate dalla Regione e società partecipate dalla regione, riduzione dell’80 per cento della spesa per consulenze per relazioni pubbliche convegni, divieto assoluto di effettuare sponsorizzazioni, riduzione del 50 per cento per spese di missioni e per la formazione, e una riduzione del 61 per cento, che verrà attuata in questa entità per l’acquisto e la manutenzione e il noleggio di autovetture.

 

Il contenimento dei costi delle politiche del personale che ha portato una diminuzione da 1.528 del 2001 fino alle 1.143 attuali con una diminuzione significativa di oltre il 30 per cento delle forze lavoro. Sul versante istituzionale è stato fatto molto con lo scioglimento dell’Arusia, l’agenzia di promozione turistica dell’Umbria con il riordino avviato di recente dell’information technology, sul versante della riduzione dei costi della politica, questa è un’opera che abbiamo portato avanti tutto il Consiglio regionale, riducendo il numero delle Commissioni consiliari, il numero dei gruppi consiliari, facendo adeguare le altre Regioni alle indennità che sono corrisposte ai presidenti della Giunta regionale e dei Consiglieri regionali, ciò sta a significare che l’Umbria è stata presa a riferimento come standard per determinare le indennità di presidente e Consiglieri regionali anche dalle altre Regioni e da ultimo con l’abolizione, dalla prossima legislatura del vitalizio.

 

Dobbiamo sgombrare il campo da un equivoco: questa non è una ‘politica alla Robin Hood’, per dare più ai poveri e togliendo ai ricchi. Perché questo significherebbe che fino ad oggi siamo stati in una sorta di ‘foresta di Sherwood’ mentre invece abbiamo sempre lavorato per una comunità regionale che deve essere sempre più solidale, una comunità regionale che deve crescere, una comunità regionale che non perde pezzi di territori, una comunità regionale che sta attenta a chi resta indietro. Non sfuggono però a questo ragionamento alcune questioni: le aliquote vengono applicate con una progressività importante anche da altri soggetti e in primis dallo Stato; le addizionali locali non solo quelle regionali sono aumentate negli ultimi cinque anni otto volte più degli imponibili; il modello economico costruito in questi anni ha affiancato una spesa pubblica inefficiente, improduttiva, e una tolleranza eccessiva una tolleranza ingiusta contro l’evasione fiscale.

 

Questo modello non può più funzionare: il debito che abbiamo e che lasciamo ai nostri figli, purtroppo, è un debito colossale. Io credo che la ricetta sia solo una, un’idea di Regione che è attenta, che non chiede ancora di più, che non chiede sforzi ai nostri cittadini. Dobbiamo intensificare la lotta agli sprechi, ai privilegi e lottare contro una spesa pubblica improduttiva e inadeguata. Dobbiamo anche lottare contro una lotta vera, autentica all’evasione, sapendo che l’evasione purtroppo la lotta non la possiamo fare noi come Istituzione regionale”.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.