DOPO LA FASE 3 L’ AUTUNNO

di Pierluigi Castellani

Gli italiani, con la fine del lungo lockdown, sembrano essere presi da un’irrefrenabile euforia e sono tornati  ad affollare spiagge, parchi e  strade della movida. Certamente la revoca delle restrizioni ha prodotto l’esplosione  di libertà da tempo agognata. Ma gli scienziati sono concordi nell’avvertire che il covid-19 è ancora in circolazione e se non si rispettano le norme dettate dall’ultimo decreto del governo c’è sempre il rischio del riaccendersi di focolai di contagio con le conseguenze che è facile immaginare. Ad indurre alla necessaria prudenza non hanno certo contribuito le immagini diffuse con leader del centrodestra con la mascherina abbassata rivelando una non contenibile pulsione ad immergersi nella folla come dato distintivo di ogni leader populista. Strideva questo con  la figura  del Presidente Mattarella che invece sobriamente, con la mascherina sul volto, celebrava il 2 giugno a Codogno città dalla quale ha avuto inizio la pandemia. La sensazione di riconquistata libertà e di appagamento che in questo momento gli italiani stanno vivendo non deve far dimenticare che dopo l’estate verrà l’autunno. Un autunno che vedrà il nostro paese alle prese con una delle più difficili crisi economica della sua storia. Il calo vertiginoso della produzione industriale dell’ultimo mese, la perdita di 400 mila posti di lavoro, l’ipotizzato calo del 13% del Pil, come si legge nella relazione annuale del governatore della Banca d’Italia, non fanno certamente ben sperare. Ed allora che cosa fare per la ripartenza del nostro paese? Nessuno ha una salvifica ricetta già pronta, ma alcune idee possono essere ricordate. Innanzi tutto occorre che il governo giallo-rosso faccia chiarezza al proprio interno sull’uso dell’ingente flusso di denaro che l’Europa sta mettendo a disposizione. E’ evidente che sono prioritarie misure di sostegno alle imprese e all’occupazione. C’è bisogno di un disegno complessivo che tenga unito tutto il paese, come sollecitato dal Capo dello Stato ed anche come annunciato dal presidente Conte nella sua recente conferenza stampa. Senza questa visione di ampio respiro non si rimette in moto la domanda interna ed il nostro apparato produttivo non riuscirà ad essere all’altezza del compito. Dopo la giusta attenzione, con provvedimenti come la cassa integrazione ed il reddito di emergenza contenuti nei primi provvedimenti governativi, ora bisogna pensare allo sviluppo del paese iniziando da misure non più rinviabili. La semplificazione dei processi amministrativi, la lentezza della giustizia, il sostegno al servizio sanitario con professionalità e tecnologie atte ad affrontare ogni emergenza, lo sviluppo della ricerca e della formazione, l’innovazione tecnologica e l’aumento della produttività ed efficienza delle nostre aziende sono i primi capitoli di questa agenda per la riforma del sistema Italia. Basti pensare a quanto segnalato, a questo ultimo riguardo, da Ignazio Visco a proposito della produttività. Nella sua relazione il governatore ha ricordato che un incremento di 1 punto di produttività produrrebbe un incremento di 1,5% del nostro Pil. C’è poi l’esigenza di sfruttare al massimo tutte le opportunità che l’Europa sta approntando. Ogni occasione va colta come i 36 miliardi che il Mes metterebbe a disposizione per la nostra sanità. Occorre che tutte le forze politiche, ad iniziare dai 5Stelle, abbandonino antistoriche posizioni ideologiche per piantare qua e là qualche identitaria bandierina. Giustamente Carlo Cottarelli sul Corriere della Sera del 3 giugno scorso ricorda che i” 36 miliardi a tassi quasi a zero per 10 anni significa per l’Italia risparmiare 500 milioni all’anno, circa 9 volte più di quanto si risparmierebbe con il taglio dei parlamentari”. Speriamo che il drammatico incombente autunno segni finalmente il passaggio della politica italiana ( vale per le forze di maggioranza e di opposizione) dalla pura e facile rivendicazione a quella cultura di governo che ora l’emergenza reclama.