I NODI AL PETTINE E LA CALDA ESTATE DI GIORGIA MELONI

di Pierluigi Castellani

Quando si conquista il potere per guidare un paese sull’ onda di slogan elettorali suggeriti da un populismo, che sembra oramai il nuovo paradigma per costruirsi un consenso elettorale, ci si trova poi però ad  affrontare  problemi che il paese ed il mondo intero hanno di fronte. Le difficoltà nascono qui, e senza il bagaglio di una solida cultura di governo e senza quei fondamenti valoriali, che non possono essere ristretti al sovranismo anche se ammorbidito da un depotenziato nazionalismo, le difficoltà rimangono tali. Iniziamo dal problema immigrazione. Giorgia Meloni aveva sbandierato ai quattro venti la soluzione del blocco navale ed ora ci troviamo con il dramma di Cutro e con un notevole aumento degli sbarchi sulle nostre coste. Alla visione del centrodestra manca la consapevolezza di trovarsi di fronte ad una immigrazione, che è strutturale e non emergenziale ,ed è il prodotto della globalizzazione e del cambiamento  climatico e non può essere affrontata con misure di polizia e di mera sicurezza. Certamente il fenomeno non investe solo l’Italia ma l’intera Europa, che però , guarda caso, è paralizzata proprio dal veto di quei paesi, che con la destra italiana condividono amicizie e convinzioni politiche. E se malauguratamente andrà avanti il disegno, che ha in testa la Meloni per le lezioni europee del 2024 di un’alleanza dei popolari e dei conservatori per mettere ai margini le forze socialiste e progressiste, il problema dell’immigrazione si aggraverà e non certo potrà avviarsi ad una soluzione come la decenza ed i valori di solidarietà e democrazia su cui è stata costruita l’UE   impongono. Tra gli slogan elettorali della destra ci sono state le parole di ordine ,sicurezza e legalità con toni anche di forte giustizialismo ed invece Giorgia Meloni si trova con un ministro della giustizia, Carlo Nordio, da lei insistentemente voluto, che si mette  in perenne conflittualità con la magistratura e che invece di proporre un’ organica legge di riforma per accorciare gli scandalosi tempi del nostro sistema giudiziario, partorisce piccoli aggiustamenti, spesso molto discutibili, come il decreto sui rave e quello sulle intercettazioni, mentre non viene saziata quella sete di giustizia giusta che il popolo italiano reclama. E poi ci sono i rapporti con l’Europa ed il sistema internazionale. La destra è andata al governo promettendo una presenza più forte  dell’Italia ( vi ricorderete  quell’ inopportuno ed aggressivo presentarsi con  “ora è finita la pacchia”?) ed ora si trova a dover fare una clamorosa retromarcia sul Mes, perché dopo averlo osteggiato ora deve ratificare il trattato essendo il nostro l’unico paese in Europa a non averlo ancora fatto. Tanto che il governo sta sempre rinviando la ratifica nella speranza di trovare il modo di farlo accettare in modo indolore ai propri elettori. In Europa ci si sta o non ci si sta. Soprattutto ci si sta imbastendo solide relazioni con i paesi fondatori come la Francia e la Germania. E poi c’è la più ampia scena internazionale con il problema della guerra in Ucraina. Fino ad ora la Meloni si è mossa sulla scia della politica di Mario Draghi cercando un rapporto diretto con gli Usa, ma certamente il filo putinismo che serpeggia tra i suoi alleati di governo non l’ha aiutata, tanto che Biden quando deve consultarsi con gli alleati chiama Parigi e Berlino mentre il telefono di Palazzo Chigi rimane silenzioso. E sul fronte economico le promesse elettorali si stanno avverando? Tra queste c’era l’abbassamento  delle tasse, ma come si fa a conciliare la riduzione delle aliquote Irpef con la flat tax tanto cara a Salvini ed al defunto Berlusconi? Come si fa a trovare le risorse necessarie per tutto questo se si procede con rinvii e condoni fiscali strizzando l’occhio agli evasori fino a paragonare le tasse al pizzo di stato? L’elenco sarebbe ancora lungo, senza dimenticare che il disegno di legge del ministro Calderoli sul regionalismo differenziato  cozza frontalmente con l’idea della destra di rinsaldare la  solidarietà nazionale. Insomma i nodi al pettine sono tanti e per sbrogliarli non basterà cercare la tregua delle vacanze estive con il rischio di far trovare  i cittadini con un accumularsi a settembre di problemi sempre più gravosi, che non potranno essere affrontati senza una strutturata e credibile cultura di governo, che la destra deve ancora dimostrare di possedere.