IL CAMPO LARGO SI E’ RISTRETTO

di Pierluigi Castellani

La tela pazientemente tessuta da Enrico Letta si è lacerata. Lo strappo di Carlo Calenda che ha improvvisamente disfatto l’accordo da lui stesso sottoscritto ha fatto venir meno il tentativo di rendere il centrosinistra competitivo nei collegi maggioritari dell’attuale legge elettorale. Il PD ora andrà avanti con gli altri alleati ed anche con + Europa di Della Vedova e della Bonino, che si sono dissociati da Azione di Calenda con cui erano federati. Certamente quanto avvenuto rende felice il centrodestra, che in questo modo può tentare il colpo grosso di avere nel prossimo parlamento la maggioranza dei due terzi per modificare la costituzione senza la possibilità di sottoporre la modifica al referendum popolare. E’ un rischio questo che Calenda si è assunto non si sa quanto consapevolmente. Naturalmente il PD con gli alleati rimasti si batterà fino alla fine nella campagna elettorale perché questo non avvenga e dovrà farlo capire bene agli elettori magari motivando quella larga fetta di elettorato che ingrossa le file delle astensioni. Letta certamente non si darà per vinto e cercherà in tutti modi di raggiungere un risultato soddisfacente per il PD e la coalizione. Non sfuggono infatti i dubbi e le ambiguità che , nonostante le apparenze, si nascondono all’interno del centrodestra. Da un lato c’è il presidenzialismo della Meloni con le tentazioni assistenzialistiche e di difesa corporativa che il suo partito ha sempre incarnato, dall’altro c’è FI, che ancora inalbera la bandiera del liberalismo, per la verità un po’ logora, ed infine la Lega di Salvini oramai attestata nella difesa degli interessi del nord, che difficilmente sono coniugabili con lo statalismo nascosto nelle parole d’ordine di FDI. E c’è infine la questione della collocazione dell’Italia nello scenario internazionale e del nuovo orizzonte geopolitico disegnato dall’aggressione di Putin all’Ucraina. Non sono questioni di poco conto e gli elettori italiani dovranno ben riflettere prima di affidare il governo del paese a Giorgia Meloni. E’ certo però che lo schieramento di centrosinistra ha fatto del tutto per presentarsi diviso. Enrico Letta si è assunto il ruolo del federatore, ma già qualcuno pensa che forse ha sbagliato di cercare di mettere insieme tutti prima di aggregare la colazione intorno a precise proposte programmatiche. Si è preoccupato troppo di coprirsi il fianco a sinistra quando l’estrema sinistra ha sempre rifiutato l’agenda Draghi ed ha anche votato recentemente contro l’ingresso della Svezia e della Finlandia nella Nato. Sembra che a voler riempire troppo il bicchiere non ci si  è accorti per tempo che il bicchiere poteva traboccare. Resta comunque una valutazione negativa sull’operato di Calenda e della sua affidabilità come alleato. Ha detto che vuole battersi per la idealità del suo progetto, così pure vuole fare Renzi che vagheggia il terzo polo, che in ogni caso nei collegi uninominali cercherà di insidiare i candidati del PD e dei suoi alleati senza portare via voti significativi al centrodestra. Ma due personalità forti e fumantine come quelle di Renzi e Calenda riusciranno a stare insieme ? Ci sono poi i 5Stelle di Giuseppe Conte, anche loro tentano l’avventura solitaria. Resta comunque il rammarico che mentre il campo del centrodestra è formalmente unito il campo del centrosinistra risulta ulteriormente frantumato. Prepariamoci ad una calda ed arroventata campagna elettorale con sullo sfondo il difficile futuro del nostro paese e dell’intero pianeta investito fortemente dall’emergenza climatica.