IL GOVERNO MELONI E L’INVENZIONE DELL’ASSEDIO

di Pierluigi Castellani

Non passa giorno che da parte di Giorgia Meloni e di autorevoli membri del suo governo non ci si inventi qualche nemico o altri atti di ostilità nei confronti del governo. Ora è la volta dell’assedio. Chi sarebbero gli assedianti?  L’Europa,  il governo a guida socialdemocratica della Germania,  la magistratura, che smonta il decreto Cutro sui migranti,  l’opposizione che si dimostrerebbe antiitaliana perché il commissario europeo Gentiloni non farebbe gli interessi dell’Italia, gli insormontabili ostacoli, che deriverebbero dai lasciti dei governi precedenti. La verità è che la destra si trova ora immersa in una realtà, che  finora, stando all’opposizione, aveva volutamente ignorato. Ed ora che si trova di fronte alle difficoltà di bilancio e non può mantenere tutte le mirabolanti promesse elettorali, dal fermo all’immigrazioni, alla riduzione se non all’eliminazione delle accise sulla benzina, alla quota cento per le pensioni, alla difesa del potere d’acquisto per l’inflazione, che grava pesantemente sul carrello della spesa, non trova di meglio da fare che prendersela con tutti quelli : l’Europa e le forze politiche, che realisticamente invitano la Meloni ad affrontare seriamente i problemi  che il paese ha di fronte e di smetterla , una buona volta, con la demagogia populista e la falsa narrazione di un paese, che finalmente governato dalla destra si sarebbe trasformato in un paese del bengodi, anziché in un paese con un debito pubblico considerevole, lasciato anche da governi di cui la Meloni e le altre forze di maggioranza hanno fatto parte. Un paese che è immerso in un Mediterraneo dove è impossibile costruire muri, e dentro un sistema di alleanze , come l’Europa e la Nato, che vanno rispettate  perché dando solidarietà impongono anche vincoli e regole ,che ben si conoscevano prima del fatidico 25 settembre 2022. E poi c’è il rispetto della Costituzione, che garantisce agli italiani il bene della democrazia con un equilibrio di poteri che la assicurano. Qui c’è il tema importante, che violando l’assetto dei poteri disegnato dalla Costituzione si può correre il rischio di inversioni pericolosamente autoritarie. La riforma costituzionale del presidenzialismo ,la legge sull’autonomia differenziata per le regioni  e la riforma della giustizia è pur vero, che erano nel programma elettorale della destra, ma la loro attuazione non può sconvolgere gli equilibri, a suo tempo disegnati, perché ciò farebbe arretrare l’Italia sul terreno della garanzia dei diritti fondamentali di tutti, allineandola con paesi della cosiddetta democrazia illiberale, come l’Ungheria, la Polonia, ed ora si spera che non si aggiunga anche la Slovacchia, in un momento in cui ancora l’Europa ha il problema della guerra in Ucraina e deve far fronte ad un’incessante propaganda di Putin contro l’Occidente e con il ridisegno della geopolitica che sta avvenendo. E purtroppo di fronte a tutto questo l’opposizione non trova un terreno comune per costruire un’alternativa e si limita a qualche balbettio contro questo o quell’atro provvedimento del governo ed a contendersi i voti sullo stesso terreno elettorale. Conte e Schlein sono in una continua concorrenzialità, mentre Calenda e Renzi, divisi tra loro, aspettano di lucrare voti dall’impoverimento o dal dissolversi di altre forze politiche. In questo modo non si va da nessuna parte ed alla Meoni non resta che guardarsi dai nemici interni ed in particolare dalla concorrenza a destra che le sta facendo Salvini, oramai dimentico dell’iniziale profilo alla Lega impresso da Bossi e Maroni.