IL MONDO ALLA PROVA DEL COVID-19

di Pierluigi Castellani

Non è più un problema della Cina o dell’Italia, oramai l’emergenza sta interessando tutti continenti. Purtroppo ci troviamo di fronte, come ha detto l’OMS, ad una pandemia. Tutti i paesi europei , alcuni prima scettici, stanno adottando misure di restrizione sul modello dell’Italia. Anche la Gran Bretagna della brexit, dapprima con la intenzione di Johnson di raggiungere la cosiddetta immunità di gregge, sta iniziando a suggerire , per ora non ad obbligare, i cittadini ad astenersi dai pub e dai luoghi affollati. E lo stesso Donald Trump non minimizza più, si è convertito ad adottare misure restrittive e ad impiegare risorse per rendere i tamponi gratuiti a tutti gli americani. Ci troviamo quindi dinanzi ad una guerra che la si può vincere tutti insieme e con comportamenti omogenei tra stato e stato. Anche questo è un prodotto della globalizzazione. Il mondo si ritrova improvvisamente di fronte ad un comune destino, come purtroppo non ha ancora riconosciuto dinanzi alla crisi ambientale. E non è solo il problema sanitario, che sta facendo riflettere i leader dei vari paesi, c’è anche la crisi economica, che si sta affiancando all’emergenza sanitaria. Il governo Conte ha adottato una prima misura di 25 miliardi per venire incontro alle esigenze delle famiglie e delle aziende. Riguarda provvedimenti fiscali, garanzie per il credito, aiuto alle famiglie con figli, cassa integrazione per i lavoratori costretti a stare a casa per il blocco delle attività, soprattutto turistiche e commerciali, misure per il potenziamento degli ospedali e per l’assunzione di medici ed operatori sanitari. Un corposo provvedimento che dovrebbe servire a dare una scossa all’economia per superare questo momento di grande difficoltà. Ma il tema non riguarda solo il nostro paese. Trump parla di pericolo di recessione globale ed altri paesi europei come Francia, Spagna e Germania si accingono ad adottare misure analoghe. In questo orizzonte non esaltante si può cogliere qualche dato positivo. L’Europa finalmente assume progetti di solidarietà. Viene abbandonato il severo rigore sui bilanci ed anche all’Italia viene consentito di sforare i vincoli di Maastricht. Questo comporta immissione di liquidità per far fronte alla crisi rafforzando sia la domanda che l’offerta,  assecondata anche dalla BCE, che sembra aver archiviato la gaffe della Lagarde. Ma  ciò comporta, ne dobbiamo essere consapevoli, anche aumento del debito, che per un paese indebitato come l’Italia finirà per pesare sui bilanci dei prossimi anni. Infatti si sta registrando il segnale, non positivo, dell’aumento dello spread. Altro segnale positivo è la sostanziale unità che il paese sta dimostrando. La polemica politica sembra sia stata messa da parte in questo momento, e appare cessata , nonostante qualche parola di troppo di Salvini e della Meloni, la perenne campagna elettorale a cui siamo stati abituati in questi ultimi tempi.  Anche il mondo della politica si scopre  non immune al  covid-19 e come tutti gli italiani cerca di adeguarsi alle misure restrittive adottate. Lo stare in casa comporta certamente dei problemi, ma fa riscoprire il ruolo della famiglia, fa riprendere abitudini dimenticate come il piacere della lettura, della meditazione ed aggiungiamo, per chi è credente, della preghiera. Ed inoltre rende consapevoli che i nostri personali comportamenti interessano anche gli altri. Lo stare a casa, l’evitare il contagio, riguarda anche gli altri e soprattutto è il nostro personale contributo che possiamo offrire a chi si trova in prima linea negli ospedali, nelle strutture sanitarie, a chi sta dedicando con tanta generosità e coraggio la propria vita agli altri. Il canto e l’applauso sui balconi, l’esposizione del tricolore e l’inno di Mameli  fanno riscoprire agli italiani quel tanto di sano patriottismo, che non è sovranismo ma espressione di una solidarietà nazionale che deve accomunare in un medesimo destino tutti gli abitanti della penisola.