LA POVERTA’, L’UMBRIA E LA RIPARTENZA DEL PAESE

di Pierluigi Castellani

Rimane nella memoria il solenne annuncio, dal balcone di Palazzo Chigi, di Luigi Di Maio e degli altri ministri dei 5Stelle che la povertà era stata sconfitta, avendo il primo governo Conte approvato il decreto legge che introduceva il reddito di cittadinanza. Ora a distanza di quasi due anni dobbiamo constatare quanto illusorio fosse quell’annuncio; la povertà in Italia persiste e stando agli ultimi dati dell’Inps in Umbria colpisce 34.00 cittadini. Un dato che pone ancora la nostra regione tra un Nord che avanza e un Sud dove la povertà si annida in modo più diffuso. Anche chi ha salutato in modo favorevole l’introduzione del reddito di cittadinanza deve constatare che lo strumento introdotto dai 5Stelle non è proprio idoneo a sconfiggere del tutto la piaga della povertà. Si rivelato un mero provvedimento assistenziale di cui purtroppo hanno usufruito anche chi non ne aveva diritto. Ora pure in Umbria si sta facendo strada la convinzione che altri debbono essere gli strumenti per sconfiggere la povertà. Innanzi tutto in primo luogo  la creazione di posti di lavoro, che insieme al reddito possano assicurare a chi è privo di lavoro la dignità che merita ogni persona umana. Nessuno parla più dei navigator. Che fine hanno fatto ? Dovevano far incontrare la domanda di lavoro con l’offerta, ma senza il lavoro ciò non è possibile. E il lavoro si crea con il sostegno alle imprese e stimolando l’imprenditoria giovanile,  quindi con una chiara idea dei mezzi atti a rilanciare la crescita e lo sviluppo del paese. In secondo luogo occorre un intervento coordinato tra istituzioni locali e quanti si occupano concretamente e quotidianamente delle sacche di povertà che spesso rimangono  invisibili e nascoste. Chi meglio dei Comuni , delle Caritas e delle associazioni di volontariato sa raggiungere gli elementari bisogni di quanti necessitano di un pasto , non hanno  soldi per pagare alla scadenza le bollette o non hanno un tetto sotto cui riparasi? Quindi anziché piantare bandierine con inverosimili annunci le forze politiche debbono prendere atto, che altri sono gli strumenti per sconfiggere la povertà. E questo anche in Umbria ove occorre rafforzare il modello della formazione professionale, creare maggiore sinergia tra scuola e mondo del lavoro, aiutare le piccole e medie imprese a stare sul mercato, anche internazionale, e superare quel gap in termini di infrastrutture di cui la regione soffre. Tutto questo è ancora più urgente oggi che nel dopo emergenza coronavirus non sono pochi gli studi che prevedono in Europa un aumento delle diseguaglianze sociali tra paesi del Nord e paesi mediterranei. Viene infatti ipotizzato che la capacità di spesa di una famiglia italiana rispetto a quella di una famiglia della Germania possa ridursi ad un rapporto di poco più del 50% quando prima della crisi del 2008 era quasi del 9o%. Questo è un motivo in più perché nel nostro paese si affronti con concretezza e realismo, senza ideologie, il tema della lotta alla povertà ed alle emergenze sociali. L’occasione delle risorse del Recovery Fund è più che unica e non si può perdere. Basta con l’innalzare bandierine elettorali,si torni a guardare con realismo e con pragmatismo ai veri e reali problemi del paese. Altrimenti l’emergenza sociale, che si sta aggravando dopo il lockdowun, metterà a rischio la stessa tenuta sociale del paese.