IL COVID-19 STA MODIFICANDO L’AGENDA POLITICA

di Pierluigi Castellani

L’esplosione della seconda ondata del contagio da coronavirus sta preoccupando tutta l’Europa ed in particolare l’Italia. Giustamente il governo e la politica tutta, che per la verità non si può dire che sia stata presa di sorpresa, si sta preoccupando primariamente di contenere il contagio con misure temporanee  imponendo nuovi sacrifici e rinunce agli italiani. Ma ciò non basta perché sono gli stessi obbiettivi della politica che debbono essere mutati. Se si pensava , appena qualche mese fa, che  dopo l’accordo europeo sul recovery fund bastava  cercare di spendere al meglio queste nuove risorse, ora sembra che questo non sia più sufficiente. Se infatti occorre convivere con il virus, non si sa per quanto ancora , è necessario  insieme agli strumenti emergenziali  mettere in atto una visione più ampia che concili le misure temporanee con obbiettivi dimensionati anche al domani del paese ed alle nuove generazioni. Giustamente Lucrezia Reichlin su Il Corriere della Sera del 25 ottobre mette in guardia dal pensare che sia sufficiente l’ ” intervento immediato con strumenti nazionali, finanziato a debito ma con tassi favorevoli garantiti dall’intervento della Bce e l’aiuto europeo attraverso il prestito agevolato Sure per la disoccupazione “.  Ora dopo la seconda ondata questo diventa più difficile perché ” i margini di flessibilità di Chirstine Lagarde dipendono dal grado di consenso politico alla condivisione del rischio all’interno dell’Unione”. Chi mai potrà assicurare che questo consenso politico nel club europeo rimanga a lungo quando già si vedono dei distinguo di alcuni paesi sull’uso immediato delle risorse del recovery fund ? Per questo l’azione di governo, ma aggiungiamo di tutta la politica perché non potrà sottrarsi a questo confronto neppure l’opposizione, non avrà da seguire che una strada: quella di una seria proposta di utilizzazione delle risorse europee, in questo caso tutte anche quelle del Mes, e di un più stringente rapporto all’interno delle Unione Europea per garantire che nessuno si sottragga a che la Commissione e la Bce marcino all’unisono convergendo entrambi sullo stesso obbiettivo per tirare fuori in modo solidale tutti i paesi europei dalle secche della crisi dovuta al coronavirus. C’è però anche un obbiettivo che l’Italia deve assumere al proprio interno: quello di una pronta utilizzazione delle risorse, che tranquillizzi ed assicuri le parti economiche e sociali del paese, e questo lo si può fare solo con una seria riforma della macchina amministrativa e pubblica del paese. Quindi più Europa ed un paese più efficiente e moderno. Solidità dell’Europa e una vera stagione di riforme  sono le questioni centrali che debbono comparire nell’agenda politica italiana. E questo riguarda anche un altro tema che sta emergendo in questo difficile tempo in cui viviamo. Se non si garantirà un’ equilibrata e giusta uscita dalla crisi con una nuova legittimazione della politica ne potrà andare di mezzo anche il destino della democrazia. Segni di disincanto dalla democrazia si stanno avvertendo all’interno dell’Europa ed anche oltre oceano. Giustamente Romano Prodi su Il Messaggero del 25 ottobre avverte : ” Le democrazie, infatti, non muoiono più di colpi di stato, ma vivono in una fase di generale ritirata, Non per una specifica azione di Putin o di Xi Jinping, ma per un progressivo indebolimento delle loro istituzioni. Un indebolimento aiutato spesso dai parlamenti, dai vecchi e nuovi media e dalla fragilità dei corpi intermedi, tradizionalmente dedicati  a equilibrare il funzionamento della democrazia”. E tra questi corpi intermedi Prodi annovera anche i partiti. Fare uscire quindi l’Europa e l’Italia in modo efficace e convincente dalla crisi significa anche ridare legittimità alla politica ed alla democrazia che deve sorreggerla.