L’impasse del centrodestra per le regionali: Marchetti blinda la Tesei ma la partita è tutta aperta. Il voto di giugno deciderà il risiko delle candidature

“La ricandidatura di Donatella Tesei, unica donna presidente di Regione, per quanto ci riguarda non è in discussione. Siamo convinti che sia la persona giusta per guidare l’Umbria perché ha dimostrato con i fatti di esserne all’altezza”. A prendere posizione è il segretario umbro della Lega Riccardo Augusto Marchetti in un’intervista all’Ansa. Marchetti aggiunge che su questo “Salvini è stato categorico”. L’intervento del segretario umbro della Lega può avere un solo significato: evitare futuri fraintendimenti o capricci degli alleati (Fdi e Fi). Del resto, il clima nel centrodestra si sta facendo pesante dopo i problemi sorti in Sardegna sulla scelta del candidato presidente. L’impasse sardo riguarda nientemeno che Christian Solinas, presidente uscente che Lega e Partito sardo d’Azione vogliono confermare mentre Fratelli d’Italia e Forza Italia vogliono sostituire con il sindaco di Cagliari Paolo Truzzu. Una situazione che potrebbe avere un vero e proprio “effetto valanga” con conseguenze  nelle cinque Regioni che andranno al voto quest’anno. Gli uscenti, infatti, sono due leghisti (Solinas e l’umbra Donatella Tesei), due di Forza Italia (il piemontese Alberto Cirio e il lucano Vito Bardi) e soltanto uno di Fdi (l’abruzzese Marco Marsilio). La proposta avanzata dalla Lega, tramite il vicesegretario nazionale Andrea Crippa, è quella di confermare tutti i presidenti uscenti del centrodestra lasciando a Fratelli d’Italia la scelta nelle regioni che andranno al voto nel 2025 (Toscana, Emilia Romagna, Campani e Puglia) storiche roccaforti del centrosinistra. Una proposta che non sembra però convincere Giorgia Meloni anche perché si tratta di regioni dove non è facile vincere.  Una non ricandidatura di Solinas in Sardegna rischia di far saltare seriamente l’intero risiko delle candidature. Per non parlare del Veneto dove si vota sempre nel 2025 con l’uscente Luca Zaia alle prese con la tagliola del terzo mandato. Se non fosse più possibile schierarlo Fdi rivendica già la scelta del candidato presidente. “Eravamo consapevoli che una sola legislatura non sarebbe stata sufficiente, dopo cinquant’anni di sinistra, a portare a termine le tante iniziative che avevamo progettato di realizzare”, spiega ancora Marchetti, “ma interrompere un percorso ben avviato significherebbe vanificare tutto l’impegno e i sacrifici fatti in questi anni”. Poi arriva l’avvertimento al resto della coalizione di centrodestra: ” Il caso Terni dovrà pure aver insegnato qualcosa”. Dopo aver elencato una serie di iniziative fatte dalla Regione, il segretario umbro della Lega ricorda le difficoltà dovute alla pandemia e allo scoppio della guerra in Ucraina. “Aver governato in un momento così difficile – afferma Marchetti –  non è stato semplice, ma la Lega ha dato prova di saper amministrare, quindi non vedo come questo possa penalizzarci, anzi”.  C’è però un ulteriore elemento che non fa stare tranquillo il segretario del Carroccio dell’Umbria. Il destino della Tesei e della Lega umbra dipenderà molto dal voto di giugno quando si voterà nei principali comuni della regione e per il rinnovo del Parlamento europeo. Due appuntamenti dove i partiti si “peseranno” stabilendo così delle gerarchie interne alle coalizioni. Una vittoria schiacciante di Fratelli d’Italia, con ulteriore arretramento della Lega, metterebbe sicuramente in seria discussione la riconferma della Tesei. A quel punto, per Andrea Romizi la strada verso palazzo Donini è spianata. Con il placet di Prisco e Squarta.