L’UMBRIA IN CERCA DI FUTURO

di Pierluigi Castellani

La crisi della Treofan, le preoccupazioni per la Sangemini, il fallimento della Indefab (ex Merloni) sono solo alcuni dei casi che stanno evidenziando le difficoltà in cui si trova il tessuto economico e sociale della nostra regione e che, messe insieme al ristagno dell’economia dovuto alla pandemia del coronavirus, dovrebbero seriamente allarmare tutti quanti rivestono ruoli , istituzioni ed attori sociali,  nella gestione dell’apparato produttivo dell’Umbria. Ci troviamo quindi in una situazione che, mentre occorre dare risposte concrete all’emergenza sanitaria per tutelare la salute dei cittadini, occorre anche pensare a come assicurare un futuro alla nostra regione. Infatti senza essere distolti dall’affrontare l’emergenza, che ci assilla e che non accenna ancora a segnare una decrescita sostanziale dei contagi e dei decessi, bisogna porre le basi della rinascita per assicurare alle nuove generazioni il futuro a loro designato. E’ stato reso noto recentemente il risultato di una ricerca effettuata dalla Caritas italiana e  dalla Legambiente dal titolo ” Territori civili. Indicatori, mappe e buone pratiche verso l’ecologia integrale”. Questa ricerca sulla base di indicatori che rilevano risorse e fragilità sociali, ancora una volta colloca la nostra regione a mezzo tra le regioni del nord e le regioni del sud con una propensione, in qualche caso, a scivolare tra le regioni del sud tenendo conto della necessaria integrazione tra l’ecologico ed il sociale. Anche questo è certamente un segnale di allarme che dovrebbe ulteriormente preoccupare. Ed allora tutte le energie, comprese le risorse derivanti dal recovery fund, dovrebbero essere spese per assicurare un futuro anche alla nostra regione. A questo proposito c’è da segnalare che la giunta regionale ha predisposto il cosiddetto Dfr ( acronimo di “Documento di economia e finanza regionale”) per il triennio 2021-2023 in cui, sulla base del presupposto che la contrazione in Umbria delle attività produttive potrebbe oscillare tra il -9,1% e il -13,6%. si individuano alcune linee di tendenza che vanno dall’ultra digitale, al turismo ed alla riforma degli uffici e delle società partecipate regionali, ovviamente confidando, se non soprattutto, anche nelle risorse del recovery plan che dovrà essere messo a punto dal governo nazionale. C’è poi da annoverare l’attivismo, che sul piano dell’istruzione superiore, sta dimostrando il nuovo rettore dell’Università di Perugia. Anche in questo caso le idee illustrate dal prof. Oliviero sono tutte condivisibili, ma sorge la domanda: come sapranno integrarsi con le istituzioni e la società umbra, che ha sempre richiesto una più stretta collaborazione tra istruzione, e non solo universitaria, con le esigenze del territorio? Naturalmente bisogna segnalare che questa responsabilità di assicurare un futuro all’Umbria non risiede solo nelle istituzioni. Devono collaborare tutte le forze sociali e produttive . Tutti , non solo hanno il dovere di passare dalle belle enunciazioni ai fatti, ma devono anche mettersi in gioco, perché ogni innovazione, ogni scelta proiettata non all’immediato ma al futuro, comporta un radicale cambiamento rispetto al timore di perdere qualcosa ora per affidarlo invece alle nuove generazioni.