PD UMBRO SE CI SEI BATTI UN COLPO

di Pierluigi Castellani

L’emergenza coronavirus ha inevitabilmente prodotto una stasi anche nella politica regionale. Lo stare chiusi in casa, la mancanza di contatti e di occasioni di socializzazione e di confronto hanno lasciato sullo sfondo il confronto politico. Non si sono però cancellate, come per incanto, le differenziazioni politiche sul futuro della nostra regione ed ora con la fase 2 e 3 e l’allentamento delle restrizioni le questioni legate alla necessità del superamento della crisi in cui siamo precipitati si stanno riproponendo tutte con forza. Sta però sorprendendo il silenzio in cui il PD umbro sembra ancora immerso. E’pur vero  che il gruppo consiliare regionale si è fatto sentire offrendo la propria disponibilità ad essere coinvolto nella difficile gestione dell’emergenza. Ma questa disponibilità sembra che non sia stata raccolta dall’esecutivo regionale un po’ come è avvenuto, seppure a parti invertite, a livello nazionale. Ora però per il PD si pone il serio problema di come affrontare tutto lo spazio temporale che lo separa dalle prove elettorali che poi verranno. Le ultime, come sappiamo, per il PD sono state disastrose. La perdita delle più grandi città umbre e la perdita della regione  hanno trovato un PD provato dalle divisioni interne e da un commissariamento la cui fine, anche per forza di cose, rimane molto all’orizzonte. Ma alcune questioni un serio partito che si pone all’alternativa dell’attuale governo regionale le deve comunque affrontare. La prima riguarda la constatazione della tenuta del servizio sanitario regionale, che ha saputo far fronte all’emergenza pandemica meglio e con maggior successo di altre regioni. La giunta Tesei ha fatto di questa tenuta un proprio vanto tanto da incassare anche l’apprezzamento di Salvini. E qui si pone un interrogativo : perché il PD non ha detto con chiarezza che il sistema sanitario umbro non l’ha creato la Tesei ma ha tenuto perché il centrosinistra ha saputo coniugare  l’eccellenza ospedaliera con una diffusa articolazione territoriale dei presidi sanitari creando quelle sentinelle che invece sono mancate in altri contesti come quello lombardo? Sulle colonne di questo giornale abbiamo cercato di dare un contributo di chiarezza e di verità a questo riguardo ma a livello politico la voce del PD a difesa della gestione passata non si è avvertita o è giunta molto flebile. Ora c’è il dovere di difendere  questo modello e di vigilare perché non venga ridimensionato o distrutto. Durante la campagna elettorale la destra offriva il modello lombardo, ora credo che nessuno possa riproporre quel modello, ora che anche Formigoni,  non rimpianto ex presidente della Lombardia, ha lamentato la desertificazione dei presidi sanitari territoriali nella sua regione. E c’è la questione ancora più importante per il PD di come  far emergere una credibile alternativa politica per superare la crisi post coronavirus, che sta fiaccando la nostra regione. Non si tratta infatti di tallonare la giunta Tesei criticando e prendendo le distanze da atti non condivisibili facendosi così dettare l’agenda politica dalle forze del centrodestra. L’Umbria è stata colpita da questa crisi quando ancora non si era rialzata dalla crisi del 2008. Ora occorre un grande sforzo innovativo di ampio respiro, che guardi all’Umbria con coraggio offrendo stimoli e speranze. Nella regione ci sono professionalità e competenze da valorizzare, c’è una fitta rete di associazionismo che copre tutti i settori della vita sociale. Ci sono le forze sociali e produttive che attendono segnali di apertura e di dialogo. Il PD, rifuggendo da slogan o vane promesse, deve chiamare a raccolta queste forze non imponendo egemonizzazioni o condizionamenti. La nuova Umbria non può che nascere dagli umbri e una forza politica, che vuole essere di governo, deve farsi interprete del disagio in cui l’Umbria vive ed offrire un luogo di incontro per progettare una ripartenza ed offrire qualche speranza a chi non riesce  più a coltivarla ad iniziare, e questo è uno solo dei temi, dai territori colpiti dal sisma del 20126 fiaccati da anni di ritardi e di incertezze.