PER SALVINI LA MATEMATICA E’ SOLO UN’ OPINIONE?

di Anchise

Nell’intervista che Matteo Salvini ha concesso a La Repubblica il 21 giugno scorso in risposta alla domanda dell’intervistatore    ” Che cosa farebbe Salvini premier? ” ha risposto :” Direbbe no al Mes e farebbe emettere buoni del Tesoro : duecento miliardi con garanzia della Bce, senza passare per i ricatti di Svezia, Olanda o Austria”. A parte che ipocritamente  sorvola sul fatto che Olanda ed Austria, oppositori alla proposta di Ursula von der Leyen , sono suoi amici, legati da quel fronte sovranista che si oppone all’abbandono della politica dell’austerity da parte della UE,  politica questa tanto criticata anche dalla Lega, il leader leghista rivela  una disinvolta, per non dire altro,  conoscenza dei meccanismi che regolano il debito pubblico e non sa neppure fare di conto, e in questo caso non si tratta di matematica ma di semplice aritmetica. Salvini sembra ignorare che i fondi del Mes, ora senza condizionalità , costerebbero al nostro paese lo 0,001% di tassi di interesse contro l’1,92%  degli ultimi titoli decennali emessi dal Tesoro. Si tratterebbe quindi di fare un piccolo sforzo di banale conteggio per verificare dove risiede la convenienza per il nostro paese: se accedere al fondo salva stati o emettere ulteriori titoli di stato oltre quelli che il Mef emette per far fronte al nostro rilevante debito pubblico. E’ chiedere troppo ad un leader politico che ambisce di tornare al potere del paese oltre che ai fasti del Papeete? Risiede infatti in questa semplice constatazione lo smascheramento dell’inconsistenza politica della proposta  sovranista e populista che ha egemonizzato tutto il centrodestra italiano. Si dirà che al Mes si oppone anche una parte della maggioranza di governo. I 5Stelle, come è noto, sono contrari all’utilizzo del meccanismo salva stati, ma questo era prima quando il Mes prevedeva il ferreo controllo della Troyka, ora, che si tratta di prestito a costo zero senza alcuna condizione se non quella di destinare le risorse ( 36 miliardi di euro) alla sanità, si attende che il movimento di Grillo superi l’approccio ideologico ai problemi e consenta al paese di rafforzare ed ammodernare il nostro servizio sanitario che è stato in grado di fare argine all’emergenza del coronavirus. Perché è proprio qui che si annida il populismo di ogni tendenza, nell’approccio semplicistico ai problemi senza concretamente cercare di risolverli, ma anzi ampliandone demagogicamente la dimensione per accrescere le paure dei cittadini spesso ignari delle complesse dinamiche che li governano. La demagogia, la diffusione di parole d’ordine, la semplicistica risposta alla complessità che governa la società globale in cui, volenti o nolenti, siamo comunque immersi  alimentano il populismo a cui si aggiunge l’esasperato nazionalismo del sovranismo. Questi   sono i veri pericoli per l’Italia e l’Europa. Speriamo che gli italiani non cadano nelle trappole che qualche disinvolto politico sta disseminando sul loro cammino.