UN MOVIMENTO CHE NON VUOLE FARSI PARTITO

di Pierluigi Castellani

La rottura tra Grillo e Conte sta mutando notevolmente lo scenario politico italiano. C’è il rischio che la crisi dei 5Stelle porti instabilità al governo Draghi e che venga messa in forse l’alleanza tra il movimento grillino ed il centrosinistra su cui ha molto confidato la strategia del nuovo segretario del Pd Enrico Letta. Inoltre la probabile scissione dei 5Stelle con una formazione politica contiana potrebbe mettere in libera uscita gli elettori del movimento facendolo implodere e diffondendo instabilità ed incertezza , ridando nuove chances alla strategia di Salvini di allargamento dei confini del centrodestra. Certo, Beppe Grillo ce l’ha messa tutta per giungere a queste conclusioni. Ha dimostrato come fin dall’inizio la sua avventura politica fosse di stampo nettamente populista , soffiando sull’antipolitica e non preoccupandosi affatto di fornire risposte ai problemi che il paese sta attraversando. Grillo, come tutti i demagoghi populisti, non sente affatto la necessità della coerenza. Come fa ora a dire che il giurista pugliese è inadeguato e privo di visione politica quando è stato proprio la sua creatura politica ad imporlo per più di due anni come guida dell’Italia e quando è stato proprio lui ad indicarlo come  futuro capo politico del movimento con la precisa delega a rifondarlo ? L’anima populista è tutta qui, nel tornare alle origini quando bastava un vaffa per infiammare le piazze ed affidare a slogan demagogici il compito di raffigurare gli obbiettivi dell’ipotizzato cambiamento. Si ricorderà il ” apriremo il parlamento come una scatoletta di tonno” l’ “uno vale uno” ed i ripetuti no all’alta velocità, alle olimpiadi a Roma e così via. Tutto questo si è frantumato e dissolto alla prova difficile dei fatti e del governo del paese, eppure è al Grillo delle origini che molti elettori hanno creduto ed hanno fatto crescere nel consenso i 5Stelle. Ora quest’impianto populista ha rivelato tutta la sua inconsistenza e il riprendersi del movimento da parte di Grillo, tornando anche a Rousseau, non solo rivela tutta l’incoerenza di un leader che dopo aver contestato a Conte di voler fare del movimento un partito personale, ora dice a tutti che i 5Stelle sono cosa sua e di nessun altro. Ci sarebbe molto da meditare da parte di chi, tra gli elettori, ha dato tanta fiducia a Grillo che predicava uno vale uno e poi ha dimostrato che è proprio uno, cioè lui stesso, che vale più di tutti gli altri. Ma, come dicevo prima, non si può chiedere ad un demagogo populista il dovere della coerenza, resta comunque la speranza  che tutto questo non produca danni irreparabili ad un paese, come l’Italia, che si sta risollevando dalla pandemia e che sta confidando, proprio ora, in una possibile ed inaspettata ripresa.