UNA REGIONE SENZA MEMORIA

di Anchise

I 50 anni della istituzione delle regioni sono stati ricordati in Umbria con una cerimonia molto frugale,ma alle restrizioni dovute all’emergenza da coronavirus sembra  si sia aggiunta la scarsa sensibilità degli attuali governanti della regione, che non solo non hanno invitato gli ex consiglieri regionali ma tra questi anche gli ex presidenti della regione e gli ex presidenti del consiglio regionale.Poteva essere l’occasione per fare a più voci, anche non consonanti tra loro, una seria valutazione deĺĺa situazione in cui si trova ora l’autonomia regionale nel nostro paese. Non si può infatti dimenticare  che l’emergenza sanitaria e la richiesta di una autonomia differenziata, avanzata dalle regioni del nord, hanno posto all’ordine del giorno della politica il problema del rapporto tra stato e regioni soprattutto sui temi che rivestono una rilevanza nazionale. La ricorrenza del 20 giugno poteva essere anche l’occasione per una valutazione ďell’incidenza  della regione sulĺa situazione economica e sociale dell’Umbria. Gli umbri hanno guadagnato o perso con la istituzione della regione? Poteva essere questa la domanda da porre al centro delle  riflessioni . Forse non si è voluto proprio questo? Forse si temeva  che venisse messo a confronto lo spirito sostanzialmente unitario con  cui  si sono affrontati i primi anni difficili di vita della regione e l’operoso entusiamo che li ha contraddistinti  con il bizzoso e,per alcuni versi, desolante orizzonte di oggi. Ma solo con un’operazione di verità sul presente si può operare una significativa svolta della politica di oggi. Sembra quasi  che non si sia  voluta sollecitare nessun(a memoria. Ma senza memoria non si conosce il passato e non si  può avere un futuro.