Aborto farmacologico, il Consiglio superiore di sanita’ boccia la delibera Tesei. Puo’ essere prescritto anche in ambulatorio.

Il Consiglio superiore di sanità boccia la delibera della giunta regionale dell’Umbria con la quale si è deciso il regime di ricovero ordinario per le donne che intendessero ricorrere all’aborto farmacologico. Insomma dopo la decisione della Tesei è obbligatorio il ricovero ogni volta che viene somministrato il farmaco abortivo Ru486.  Ma è proprio il massimo organico di sanità,  il Consiglio superiore, a bocciare sonoramente la delibera  di Palazzo Donini: niente ricovero obbligatorio per la donna che richiede l’aborto farmacologico  e allungamento dei periodo di somministrazione del farmaco da sette a nove settimane. In poche parole l’aborto farmacologico può essere prescritto anche in ambulatorio. Dopo le numerose reazioni e proteste, la Tesei fu “costretta” a scrivere al Ministro della Sanità  Speranza comunicando la propria disponibilità a rivedere la propria decisione sulla base delle considerazioni del Consiglio superiore di sanità.  Adesso che il parere del Consiglio superiore è arrivato per la Tesei si apre un bel problema, innanzitutto politico. Le vie di uscita sono due: adeguarsi – come aveva assicurato al Ministro-  al parere oppure impugnarlo  in termini di legittimità.  La seconda ipotesi è come infilarsi in un vicolo cieco, rischiando una vera Waterloo; la prima , invece, attenuerebbe i conflitti in corso e i possibili rischi ma rappresenterebbe un passo indietro clamoroso. Qualsiasi decisione la Presidente prenderà avrà ricadute dolorose. Naturalmente non si sono fatte attendere le prese di posizione delle minoranze di Palazzo Cesaroni. Per Thomas De Luca del M5S ” La Tesei deve chiedere scusa e adeguarsi immediatamente alla decisione del Consiglio superiore di sanità dopo che la Lega ha tentato di comprimere e limitare i diritti delle donne “. Barbara Mischianti della Cgil invita la Tesei ” a cancellare la delibera liberticida che costringe al ricovero di tre giorni le donne”. Per il Pd di Palazzo Cesaroni la giunta regionale ” chieda scusa  e cambi subito la delibera della vergogna “. Insomma si prospetta un ferragosto assai caldo per la maggioranza di centro destra di Palazzo Donini.