Cna, dalle imprese artigiane altri 2 ventilatori polmonari alla sanità regionale

PERUGIA – Dopo gli otto ventilatori polmonari messi a disposizione del servizio sanitario regionale da Cna Umbria, sono in arrivo altri due acquistati in queste ore da alcune imprese associate.

“Alcuni nostri dirigenti – afferma Roberto Giannangeli, direttore di Cna Umbria – hanno avviato un’iniziativa spontanea mettendo a disposizione risorse personali per l’acquisto di altri due ventilatori polmonari. Vorrei ringraziarli personalmente, si tratta del nostro presidente Renato Cesca e di altri componenti la presidenza regionale: Mauro Borgia, Enrico Ceccarelli, Antonello Cozzali, Roberta Datteri, Giancarlo Giovannetti, Piero Montanucci, Leonardo Santarelli, Ciro Schiaroli, Luigi Silvestrini, cui si sono aggiunti anche Fabrizio Salvanti e Giancarlo Fucili.”

Degli otto ventilatori già acquistati dalla Cna, tre sono arrivati alla protezione civile lo scorso fine settimana, mentre per gli altri manca ancora qualche giorno.

“La nostra azione, però, non finisce qui – aggiunge Giannangeli -. Abbiamo infatti deciso di lanciare una vera e propria colletta tra tutte le imprese associate, mettendo a disposizione un conto corrente bancario dedicato, per raccogliere fondi da destinare all’acquisto di mascherine, guanti, tute, calzari e tutti gli altri dispositivi di sicurezza di cui il personale sanitario ha un estremo bisogno in questo momento. Ma per il futuro bisognerà fare un piano serio di investimenti nella sanità pubblica che metta il sistema in grado di affrontare situazioni analoghe che si dovessero malauguratamente ripresentare. Questa emergenza ci sta insegnando una cosa importante: la necessità imprescindibile di dotarci di un piano per gestire situazioni eccezionali, che consenta di salvaguardare allo stesso tempo la salute pubblica, la sicurezza dei lavoratori e la tenuta del sistema economico, perché il rischio enorme che stiamo correndo – conclude il direttore di Cna Umbria – è quello di passare da una pandemia virale a una pandemia economica, perché uno stop prolungato potrebbe lasciare macerie con cui sarebbe difficile ricostruire qualcosa.”