Coronavirus, cambia la sfida : dopo la blindatura rischio pandemia familiare. Il ruolo centrale dei medici di base.

Il picco è stato raggiungo, la discesa inizierà tra giorni. Ora però cambia la sfida, cambiano i ruoli e le priorità dello stesso sistema sanitario. La guerra al coronavirus si combatterà  a domicilio, dentro l’appartamento, perchè ora i contagi sono in famiglia. Questo non significherà che gli Ospedali non serviranno più, che le terapie intensive saranno vuote e i reparti di malattie infettive torneranno con i posti letto di prima. Purtroppo non sarà così, resterà ancora per un pò di tempo la trincea delle trincee. La terapia intensiva resterà il centro nevralgico dove la guerra con il virus è estenuante. Però ora sarà sempre più decisivo il ruolo dei medici di base, perchè da pandemia sociale ( trasmessa in ristoranti, bar, mezzi pubblici) Covid-19 è entrata nella sua fase di pandemia familiare. In poche parole si potrebbe definire trasmissione casalinga. Gli asintomatici, o persone che hanno contratto il coronavirus prima della blindatura, stanno infettendo le loro famiglie.  I sommersi in casa sostengono la diffusione dell ‘epidemia e infettano intere famiglie. Proprio la casa ora rischia di diventare il principale luogo di contagio, tra pazienti Covid-19 dimessi dagli Ospedali e positivi sommersi. Sono molti, infatti, quelli che per il sistema sanitario non esistono : mai sono entrati in un reparto e mai gli è stato o gli sarà fatto un tampone. Persone in condizioni più o meno serie che stanno tirandosi fuori dal Coronavirus a casa. Lo confermano gli stessi medici, consapevoli che da qui in avanti sarà determinante il lavoro del medico di base. Proprio  l’evoluzione della malattia nei microcosmi familiari sarà decisiva per vincere la battaglia finale. Ma sarà necessario, anche in Umbria, evitare che ciascun dottore fa da sé. Magari con una propria terapia empirica, basata su intuito, esperienza e storia del paziente. Il che rischia di portare a trattamenti diversi tra pazienti che presentano gli stessi sintomi. La Regione, con le sue articolazioni sanitarie sul territorio, deve provare a coordinare l ‘attività, ad integrare e collaborare con i tanti medici di famiglia e inviare linee guida, anche sull ‘uso dei farmaci. Fin dal primo momento, per evitare approcci diversi. C ‘ è chi va di persona dal malato e chi ci parla solo al telefono, chi fa la visita attraverso videochiamata WhatsApp, chi decide di volta in volta. La prima cosa che il sistema sanitario regionale dovrebbe fare è fornire tutti i dispositivi per mettere in sicurezza i nostri medici di base, non abbandonarli a se stessi. In Umbria , come altrove, sono le sentinelle del territorio, conoscono i pazienti e spesso diventano i primi bersagli di accuse ingiustificate. Poi c ‘ è il problema delle terapie con ossigeno a domicilio. Un paziente Covid-19 in condizioni serie a casa, o dopo l ‘Ospedale, ha bisogno di 12 litri al minuto. Per fare un esempio che rende l ‘idea ancora più chiara, basta pensare che i malati di coronavirus fuori dagli ospedali, nella sola Lombardia, in questo periodo consumano l ‘ossigeno che di norma è sufficiente per tutta l’ Italia. In questo momento c ‘ è necessità di molte più bombole, la materia prima ( la molecola o il “farmaco”) non manca. Quello che i medici di famiglia ritengono indispensabile è avere i sistemi di protezione per poter andare a visitare in caso di necessità e dei protocolli ben precisi.