Economia, i numeri sorridono: male solo il commercio

PERUGIA – L’indagine congiunturale di Unioncamere Umbria sul secondo trimestre del 2018 mostra come, dopo un inizio anno con valori più contenuti pur se positivi, i risultati a metà anno sembrano evidenziare un andamento migliore.

Dall’indagine risultano positivi tutti gli indicatori, sia nel confronto tendenziale che congiunturale: unico valore inferiore allo zero è quello relativo agli ordinativi internirispetto al trimestre precedente che segnano un -0,2% e l’occupazione rispetto al II trimestre del 2017 che resta invariata.

Bene le imprese non artigiane ma anche le artigiane hanno quasi sempre valori positivi, con il valore peggiore registrato nel fatturato estero – rispetto al trimestre precedente – di un -10,1% (che ricalca l’andamento della scorsa indagine congiunturale dove il valore era stato di -10,5%).

L’analisi per settore mostra che l’andamento migliore è quello delle industrie tessiliche registrano solo variazioni positive, seguono le industrie elettriche, le industrie chimiche e le industrie dei metalli; le variazioni negative più numerose invece attengono alle industrie alimentari e alle industrie del legno.

A livello dimensionale le performance migliori sono quelle delle piccole imprese (tra i 10 e i 49 addetti) che segnano solo valori positivi, seguono le medio-grandi (oltre i 50 addetti) e le micro (da 0 a 9 addetti): pochi i valori negativi e comunque tutti nel confronto col trimestre precedente, a parte per l’occupazione delle micro impreseche ha segno meno sia nel confronto congiunturale che tendenziale.

Continua l’affanno del settore del commercio dove le criticità sembrano comunque concentrarsi maggiormente nel confronto con il secondo trimestre del 2017, eccetto che per i prezzi di vendita che sono invece in crescita (in linea con i risultati della passata indagine). Valori negativi che accumunano tanto il commercio al dettaglio che gli ipermercati.

“Il 2018 mostra nel “bilancio di metà anno” – commenta il presidente di Unioncamere Umbria Giorgio Mencaroni – “dei buoni segnali di ripresa, anche se sono principalmente legati al manifatturiero, ed evidenziano invece, per il commercio una crisi che stenta a vedere la luce”.Da parte sua – continua il presidente Mencaroni – il sistema camerale continuerà nell’impegno primario e fondamentale di supporto alle imprese per far si che i segnali di oggi diventino le conferme di domani. Rafforzare la fiducia degli imprenditori con segnali chiari e aiuti concreti per far si che siano sempre meno i segnali di incertezza che ancora permangono”

 

Dall’analisi dei dati economici (cruscotto dati Infocamere sul secondo trimestre) si deduce come il valore di produzione delle imprese sul territorio umbro, compresenti negli ultimi tre anni, è pari a circa 4,6 miliardi di euro. Il 47,6% del valore della produzione viene creato dal settore delle Manifatture. Da menzionare come le imprese umbre di dimensioni “micro”, che ammontano al 77,6% del totale, creano solo il 16,8% del valore di produzione, mentre le “grandi” imprese, che rappresentano solo l’1% del totale delle imprese producono il 31% del valore produttivo.

L’analisi degli indici di bilancio delle società in utile evidenzia come il comparto manifatturiero si presenta come settore di punta realizzando un ROI del 5,7%. Sopra la media si attesta il ROI per il settore dei Trasporti (4,6%.)

Se si analizzano i dati congiunturali, che testimoniano il saldo tra iscrizioni e cessazioni di imprese, al secondo trimestre del 2018 risultano 1.298 nuove iscrizioni sul territorio umbro. La variazione delle iscrizioni delle imprese nella regione Umbria tra il secondo trimestre 2018 e il secondo trimestre 2017 è decrescente, con una perdita del 6,7% su base trimestrale. La tendenza nazionale fa registrare una relativa stabilità delle nuove iscrizioni (+0,2%). L’elemento instabile delle nuove iscrizioni è migliorato dalla diminuzione delle cancellazioni (6,1%), delle entrate in scioglimento (-15,1%) e dei fallimenti (-47,2%). A livello nazionale invece, tutte le variabili riportano una crescita rispetto l’anno precedente, ad eccezione dei fallimenti.

Come per il dato aggregato delle imprese di nuova iscrizione, se si guarda ad una classificazione di interesse sociale, si può notare come il dato negativo di nuove aperture è dato soprattutto dalla flessione delle imprese partecipate e/o guidate in maggioranza da under 35 (-3,1%) e dalle imprese partecipate e/o guidate in maggioranza da stranieri (-5,4%), mentre il dato delle imprese partecipate e/o guidate in maggioranza da figure femminili risulta positivo (+7,5%).

In Umbria l’apertura di nuove unità locali supera in valore assoluto il numero delle chiusure (490 contro 302), anche se la variazione dal primo trimestre del 2017 rispetto al 2018 mostra un aumento delle aperture e una diminuzione delle chiusure (+9,1% e -3,5%).

Le nuove aperture, così come le chiusure delle unità, sono collocate soprattutto nella stessa provincia: le nuove aperture all’interno della stessa provincia infatti contano circa per il 62% del totale, mentre le chiusure il 65%.

Il primo trimestre del 2018 conta un campione di 51.737 imprese attive. Queste imprese hanno registrato un miglioramento occupazionale (+2,1%) notevole se raffrontato con quello osservato a livello nazionale (+2,7%, su un campione di circa 3,36 milioni di imprese). È interessante notare come la crescita occupazionale sia frenata dalla diminuzione dell’occupazione tra le imprese con meno di 9 addetti. Al contrario le imprese con più di 250 addetti lasciano registrare un aumento del 2,1% degli addetti rispetto al primo trimestre del 2017.

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